mercoledì 8 maggio 2013

THE BOOK CLUB, BABY!



Dal prossimo 22 Maggio fino al 10 Luglio, in Villa Peripato, a Taranto, sarà aperto un nuovo circolo letterario, in cui ci si potrà incontrare e discutere sorseggiando un buon caffè. Nato in collaborazione con la libreria Mondadori di Taranto e con la nuova gestione de ‘La Capannina relax cafè’ , il prof. Simone Izzo, ideatore del progetto, condurrà 8 incontri settimanali. La particolarità di questo circolo letterario? Un indizio: si chiama “Book Club”. Ci siete arrivati? Gli incontri si terranno in lingua inglese e si discuterà di libri letti in tale lingua.

Lo scopo, ovviamente, è il “potenziamento delle competenze linguistiche” presso i tarantini, che quanto a inglese, possiamo immaginarlo, sono scarsi... e il modo è partire dalla conversazione per arrivare all’analisi grammaticale e sintattica della lingua inglese in quelli che saranno dei veri e propri incontri lezione.

Perché ne parlo? Cosa c’è di male nel fare un circolo di amanti appassionati della lingua e della cultura inglese? Assolutamente niente, anzi. Ma se andiamo a vedere un po’ più a fondo, c’è qualcosa che non quadra. 


Quali sono i primi testi selezionati per il programma del primo incontro, quello di apertura e inaugurazione del circolo? Sono di Jules Verne e Robert Louis Stevenson, e sono stati scelti perché hanno ispirato adattamenti cinematografici e televisivi. Sono cioè, con alta probabilità, già conosciuti dal pubblico. E questo facilita le cose. Sono inoltre presentati in una versione semplificata. Quindi è un circolo letterario inglese, come si legge sull'immagine di promozione. Cioè degli italiani fanno finta di essere madrelingua inglesi e si incontrano leggendo classici della letteratura mondiale, tradotti nella loro lingua. come farebbero, in italiano, in un circolo italiano. con la differenza che gli inglesi non avrebbero bisogno di una traduzione semplificata... nè di Verne, e tantomeno di Stevenson!

Andiamo ancora più a fondo: Robert Louis Stevenson è un importantissimo autore scozzese del 1800, famoso in particolare per "l'isola del tesoro" e per “lo strano caso del dottor Jekyl e Mister Hyde”, che ha ispirato un numero immenso di adattamenti e riscritture a teatro tv e cinema. Ora, non è tanto il fatto che sia scozzese, e non inglese, a pesare nel mio giudizio: d’altronde Stevenson scriveva in lingua inglese. Ma in che lingua inglese? Una lingua vecchia, che si presenta per molti aspetti diversa dall’inglese parlato oggi, e soprattutto dall’inglese “scolastico”. Insomma, leggere Stevenson per discutere del suo inglese è roba da esperti filologi e storici della lingua di Sua Maestà. Ma non vi preoccupate: il libro sarà presentato in versione semplificata. Ma come si può presentare una versione semplificata di uno scrittore? In un’opera letteraria il linguaggio scelto è importantissimo, fondamentale! così si fa una violenza alla lingua inglese in generale e all’autore particolare…

Quindi non importa dell’opera letteraria – dov’è allora il circolo letterario? – e non importa nemmeno la lingua inglese quella Vera. Importa solo che si impari, anche male, la lingua più importante del mondo. Un circolo letterario in italiano sarebbe stato completamente inutile, come la nostra lingua.

Questo scarso interesse per il valore linguistico-letterario di questo singolare circolo letterario si vede ancor meglio nell’altro autore proposto… Jules Verne. Jules Verne scriveva in francese. Già tradurlo e leggerlo in inglese, per chi non è madrelingua inglese, mi pare un’operazione forzata. Ma per di più sarà tradotto in un inglese, anche lui, “semplificato”.

Insomma: se fosse un circolo letterario (inglese o italiano), sarebbe abbastanza scarso in quanto ad attenzione per il valore culturale della letteratura e della formazione degli autori nella loro produzione. Se fosse un circolo tipo “gli amici della lingua inglese”, dovrebbe scegliere con più cura i testi della cultura inglese da analizzare. Ma fatto così, scegliendo classici internazionali tradotti in inglese a degli italiani che ancora hanno uno stretto contatto col dialetto, mi pare solo un incoraggiamento all’abbandono dell’italiano, a saltare direttamente da una lingua povera regionale a una lingua straniera.

Ant.Mar.

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