lunedì 20 maggio 2013

"FRANCESE SIA PRIMA LINGUA UFFICIALE NELLE SCUOLE DI FRONTIERA"



Lorenzo Viale

RICHIESTA DI FRANCESE: Mentre nelle province di frontiera tedesca si rafforza l’insegnamento della lingua 'minoritaria' lasciando in disparte la lingua italiana (cfr articolo) anche dall’altra parte, alla frontiera francese, accade qualcosa di simile.

È successo che all’Alliance Française di Ventimiglia c’è stata un’esplosione di richieste per i diplomi in lingua francese. Se fino a pochi anni fa solo gli studenti delle scuole distribuite sul territorio del comprensorio con la Francia e Monte Carlo, ormai a fare domanda di ammissione ai corsi sono sempre più persone; in crescita anche il numero degli adulti. Nella singola sezione di maggio di quest’anno (le altre sezioni sono a marzo e novembre) ci sono state 180 iscrizioni per ottenere il diploma che certifica la conoscenza della lingua francese. Il motivo è presto detto: la crisi.


Con la crisi di questi ultimi anni – evidenzia il Presidente dell’Alliance Francaise di Ventimiglia, Cav. Lorenzo Viale – sono aumentate le iscrizioni di giovani e adulti che intendono conseguire l’esame. Risulta evidente che, per cercare un posto di lavoro in Francia e a Monte Carlo, l’attestato di conoscenza della lingua rappresenta una corsia preferenziale ed incrementa le possibilità di assunzione.”

BASTA CON L’ITALIANO! Cosa si deduce da questa notizia? Che gli italiani stanno con l’acqua alla gola, e bisogna intervenire subito? O magari si potrebbe lanciare un nuovo allarme emigrazione? Si potrebbe dedurre che dopotutto gli italiani sono pieni di risorse, e sono pronti a grandi sforzi, che sono un popolo vitale? No, ovviamente non sono pensieri di questo tipo, ad attraversare la mente di una persona sensata. Una persona normale, logica, per prima cosa, di fronte a questa notizia pensa: la lingua italiana ormai è inutile.

Ecco allora la proposta di Viale – del cui senno è in cerca Astolfo – di istituire in zona di frontiera il francese come prima lingua ufficiale da insegnare nelle scuole: “Abbiamo aperto tavoli di confronto a livello provinciale, regionale e ministeriale, ma ancora non siamo giunti ad una estensione normativa che vada in questa direzione”. Viale sottolinea il paradosso della prima lingua inglese nel territorio frontaliero: “Un paradosso avere la prima lingua inglese e poi andare a Mentone in Francia a parlare in inglese, quando si potrebbe utilizzare il francese, che dovrebbe essere una lingua professionale. Tra l’altro se la lingua, in una zona come la nostra, resta una barriera diventa difficile parlare di temi quali ad esempio l’integrazione”.

Il paradosso non è insegnare in inglese a una popolazione che anglofona non è; ma studiare inglese quando la potenza più vicina è la Francia. Quindi, il dibattito è: inglese o francese, come prima lingua di insegnamento nelle scuole pubbliche italiane? Bella domanda.

Ma su un punto almeno siamo tutti d’accordo: l’italiano a scuola in Italia, di sicuro no. Sarebbe una perdita di tempo. Anche perché qui non c’è lavoro: ci conviene imparare tutti un’altra lingua e andarcene, invece di risolvere i problemi che abbiamo in casa. Quindi, al bando la lingua italiana: vediamo quali sono i paesi più ricchi, impariamo la loro lingua per bene, e saremo degli emigrati migliori. 

Che ce ne dobbiamo andare, questo è sottinteso.

Ant.Mar.

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