Lorenzo Viale |
RICHIESTA DI FRANCESE: Mentre nelle province di
frontiera tedesca si rafforza l’insegnamento della lingua 'minoritaria' lasciando
in disparte la lingua italiana (cfr articolo) anche dall’altra parte, alla
frontiera francese, accade qualcosa di simile.
È successo che all’Alliance Française di
Ventimiglia c’è stata un’esplosione di
richieste per i diplomi in lingua francese. Se fino a pochi anni fa solo gli
studenti delle scuole distribuite sul territorio del comprensorio con la
Francia e Monte Carlo, ormai a fare
domanda di ammissione ai corsi sono sempre più persone; in crescita anche il
numero degli adulti. Nella singola sezione di maggio di quest’anno (le
altre sezioni sono a marzo e novembre) ci sono state 180 iscrizioni per
ottenere il diploma che certifica la conoscenza della lingua francese. Il motivo è presto detto: la crisi.
“Con la
crisi di questi ultimi anni – evidenzia il Presidente dell’Alliance
Francaise di Ventimiglia, Cav. Lorenzo Viale – sono aumentate le iscrizioni di giovani e adulti che intendono
conseguire l’esame. Risulta evidente che, per
cercare un posto di lavoro in Francia e a Monte Carlo, l’attestato di
conoscenza della lingua rappresenta una corsia preferenziale ed incrementa le
possibilità di assunzione.”
BASTA CON L’ITALIANO! Cosa si deduce da questa notizia? Che gli italiani stanno con l’acqua alla gola, e bisogna intervenire
subito? O magari si potrebbe lanciare un nuovo
allarme emigrazione? Si potrebbe dedurre che dopotutto gli italiani sono pieni di risorse, e sono pronti a grandi sforzi,
che sono un popolo vitale? No, ovviamente
non sono pensieri di questo tipo, ad attraversare la mente di una persona
sensata. Una persona normale, logica,
per prima cosa, di fronte a questa notizia pensa:
la lingua italiana ormai è inutile.
Ecco allora la proposta di Viale – del cui senno
è in cerca Astolfo – di istituire in zona di frontiera il francese come
prima lingua ufficiale da insegnare nelle scuole: “Abbiamo aperto tavoli di
confronto a livello provinciale, regionale e ministeriale, ma ancora non siamo
giunti ad una estensione normativa che vada in questa direzione”. Viale sottolinea il paradosso della prima
lingua inglese nel territorio frontaliero: “Un paradosso avere la prima
lingua inglese e poi andare a Mentone in Francia a parlare in inglese, quando
si potrebbe utilizzare il francese, che dovrebbe essere una lingua
professionale. Tra l’altro se la lingua, in una zona come la nostra, resta
una barriera diventa difficile parlare di temi quali ad esempio
l’integrazione”.
Il paradosso
non è insegnare in inglese a una popolazione che anglofona non è;
ma studiare inglese quando la potenza
più vicina è la Francia. Quindi, il dibattito è: inglese o francese, come prima lingua di insegnamento nelle scuole
pubbliche italiane? Bella domanda.
Ma su un punto almeno siamo tutti d’accordo: l’italiano a scuola in Italia, di sicuro no. Sarebbe una perdita di tempo. Anche perché qui non c’è lavoro: ci conviene imparare tutti un’altra lingua e andarcene, invece di risolvere i problemi che abbiamo in casa. Quindi, al bando la lingua italiana: vediamo quali sono i paesi più ricchi, impariamo la loro lingua per bene, e saremo degli emigrati migliori.
Ma su un punto almeno siamo tutti d’accordo: l’italiano a scuola in Italia, di sicuro no. Sarebbe una perdita di tempo. Anche perché qui non c’è lavoro: ci conviene imparare tutti un’altra lingua e andarcene, invece di risolvere i problemi che abbiamo in casa. Quindi, al bando la lingua italiana: vediamo quali sono i paesi più ricchi, impariamo la loro lingua per bene, e saremo degli emigrati migliori.
Che ce ne dobbiamo andare, questo è sottinteso.
Ant.Mar.
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