mercoledì 15 maggio 2013

LE PAROLE DEL CIBO E IL NOSTRO STRANO RAPPORTO CON LA LINGUA



Davide Guadagni

Sul giornaletto in rete di Davide Guadagni, intitolato “l’Antilingua” e pubblicato per l’Espresso.it ho trovato un articolo che denuncia alcune “aberrazioni” entrate nel nostro lessico culinario recentemente, soprattutto inglesi. È così breve che lo riporto tutto:

SCRIVE DAVIDE GUADAGNI CHE:
"C’era un tempo, pulito e non lontano, in cui i nostri pasti erano a orari fissi e definiti con termini chiari: colazione, pranzo e cena. Fino all’adolescenza era consentita anche la merenda. A un certo punto, proveniente da Milano, ha cominciato a far capolino l’aperitivo, ch’era un modo per far due chiacchiere, per rovinarsi la cena e per far vendere certi miscugli alcolici colorati. Eravamo convinti che fosse tutto a posto quando, nelle nostre abitudini e nella nostra lingua, si sono inseriti nuovi riti e parole, perlopiù di provenienza inglese che, in un crescendo, ci hanno confuso la lingua e lo stomaco. La colazione di lavoro sostituì il pranzo (quando era d’affari), il lunch si sovrappose alla cena. Ma non era ancora nulla. Oggi ci troviamo a registrare anche le aberrazioni che seguono.


Apericena – Come il brunch (v.) ma più tardi, verso il tramonto. Anche quello della nostra lingua.
Break – Pausa. Per chiacchiere e caffè. Si rimpiange quando lo dicevano solo gli arbitri di pugilato.
BrunchBreak (v.), tra colazione e pranzo, quando si lavora sodo. Tipico delle miniere del Sulcis.
Buffet – Stesa di cibarie a margine di un evento (v.) dove, spesso, riusciamo a dare il peggio di noi.
Cocktail – Come buffet (v.) ma in genere di benvenuto.
Light lunch – Cena, dove si mangia poco e si chiacchiera assai. Un brunch (v.) vespertino.
Pastoteca – Ultimo gradino delle insegne che da paninoteca a spaghetteria in giù dilaniano la lingua.
Pizzata – Tutti in pizzeria rumorosamente. In pratica una piazzata con scarto di lettera e al chiuso.
Snack – Spuntino per far passare il languorino. In pubblicità tutto quel che si mangia di taglia piccola.

DICO IO CHE: Questo articolo è troppo purista (e io ho intitolato il mio spazio in italiano
dantesco!!). Dato che non posso commentare l’articolo originale senza iscrivermi, e dato che sarebbe troppo lungo, ne faccio un discorso più ampio qui. È troppo purista perché, da un lato, denuncia troppo tardivamente – e insieme troppo frettolosamente – certi anglicismi. Dall’altro lato, e questo conta di più ai miei occhi, non accetta formazioni italiane nuove (relativamente nuove) che sono del tutto legittime. Se non vuole né l’inglese né il nuovo italiano, che cosa vuole?

Sono d’accordissimo che Light Lunch è assolutamente da evitare – a malapena è giustificabile se ci si riferisce ai turisti in un centro storico, ma a malapena proprio – avendo noi il bellissimo "pranzetto(leggero)". Risulta quantomeno ridicolo, alla Alberto Sordi Americano a Roma.

Così come Cocktail nel senso di ricevimento: è un insulto, siamo d’accordo. Ma nel senso di "intruglio di bevande alcoliche e non" è assolutamente da adottare, anche perché ormai totalmente radicato, e diffuso in tutte le lingua del mondo, comprese le più puriste.

Snack anche, per quanto mi pare si trovi più sulle insegne pubblicitarie che tra i parlanti, non mi piace affatto, e “spuntino” sta lì apposta, bello rotondo e simpatico come solo una parola italiana sa essere.

Ma non vedo proprio niente di male in Apericena, è una formazione nuova, che si prende certe libertà che aprono nuove possibilità morfologiche, come trasformare “aperi-“ in prefisso… e quel che più conta, all’orecchio mi pare suoni ben riuscita. Di sicuro suona molto meglio di “colanzo”, che pur esiste accanto al più diffuso “brunch”. "Pizzata", poi, non è neanche niente di nuovo, si è evidentemente formato su “spaghettata” ed è del tutto giustificata dalle possibilità del sistema linguistico. Infatti “spaghettata” non urta il delicato orecchio di nessuno.

Paninoteca e spaghetteria, che hanno fatto di male? Io me la prenderei con “grill” al posto di “carne alla brace”… Se poi andiamo a vedere tra i commenti, vediamo che moltissimi lettori sono d’accordo con Davide Guadagni, e ci stupiamo nel constatare che se la prendono con “impiattare”, definito “orribille”. In- (dentro) piatto+are(desinenza verbale). Del tutto possibile e giustificabile, inserita e coerente con le regole del sistema. Imbucare esiste e non dà fastidio a nessuno. Impastare va bene, ma guai a impiattare qualcosa.

INDI PER CUI: Questa è una delle caratteriste che del nostro rapporto con la lingua italiana che più mi lascia esterrefatto. Non riusciamo ad accettare quasi mai una nuova formazione italiana, e tanto più la schifiamo quanto più è accettabile. Poi magari, dopo qualche tempo, quella parola si impone e non offende più nessuno, ma all’inizio, sembra a tutti un’eresia. Proprio come Ariosto che si scandalizzava per Honore scritto senza H.proprio come ci scandalizziamo di che scritto "ke", chiamandolo "sms style" (cfr articolo)

Credo che avendo una tradizione linguistica molto letteraria e molto ferma (da Bembo a Manzoni) su un modello rigido e sostanzialmente irreale, perché la lingua non era parlata effettivamente da nessuno, abbiamo ereditato questa concezione di fermezza assoluta. C’entra anche il fatto credo, che per molti versi è una fortuna, che potendo leggere con relativa facilità scritti rinascimentali sentiamo istintivamente che la lingua sia ferma per forza.

Qualunque sia la causa per cui abbiamo questo strano rapporto monolitico con la nostra lingua, a mio avviso è una situazione che può rivelarsi, e lo sta facendo, pericolosa. Perché io credo che questo elemento abbia un ruolo fondamentale nel nostro accettare dall’altro lato, una quantità di parole straniere (francesi una volta, inglesi oggi), non adattate, per coprire i vuoti procurati da nuovi concetti o oggetti. Da Computer a Buffet.

Dato che ogni nuova formazione che si crea nella nostra lingua è “orribile” per moltissimi, perché evidentemente o una parola esiste già in italiano, o non si può creare, allora preferiamo prendere parole straniere, che ci risparmiano la fatica e il dispiacere di veder evolvere e crescere la nostra lingua. Lo si vede bene dal fatto che Pizzata sia denunciato alla stregua di “light lunch”, e che tra i commenti si parli di “impiattare”, mentre non si è infastiditi in prima istanza da nessun forestierismo.

Ant.Mar.

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