Bottiglia con Accisa sull'alcole |
Prendete
una bottiglia nuova di grappa o di qualche altro
superalcolico. Vi accorgerete che sopra il tappo è incollata una striscia di carta simile a quella
che sui trova sui pacchetti di sigarette.
Cosa sia questa strisciolina di carta c’è scritto sopra:
“Accisa
sull’alcole etilico. Bevande alcoliche
contrassegno di stato”
RIMASUGLI: nel linguaggio burocratico (cosiddetto
burocratese), una delle declinazioni più brutte e diaboliche della lingua
italiana moderna, oltre ai vari giri di parole inutili, c’è la tendenza a usare
parole desuete, probabilmente perché si percepiscono come più esatte. Tra le altre caratteristiche tragicomiche di
questo linguaggio vi sono alcune piccole forme, ereditate da secoli passati, e
oggi talmente in disuso da risultare incomprensibili.
È
il caso del lì anteposto alla data:
“Roma, lì 27-4-1990”. Oggi si trova sistematicamente con l’accento: è cioè
interpretato come indicante il luogo di redazione del docuento. Come dire Roma,
proprio lì. In realtà si tratta di un articolo,
come si usava secoli orsono, quando i numeri avevano bisogno dell’articolo
plurale. Oggi diremmo “i 27 gennaio”, allora dicevano “li 27 gennaro”, come
dicevano “li cani”.
Si potrebbero fare
altri esempi di rimasugli linguistici di questo tipo, ma questo è probabilmente
l’esempio più divertente e meno preoccupante.
ALCOLE, pl. ALCOLI:
anche questo è un rimasuglio di questo tipo. Non so a quando risalga l’accisa
sull’alcol, forse in epoca fascista: questo spiegherebbe molte cose.
Ad ogni modo è grazie a
questa caratteristica assurdità del burocratese che sono venuto a conoscenza
del fatto che persino di alcol – che oggi oscilla tra la
grafia italianeggiante e quella anglicizzante alcool, peraltro sbagliata: sarebbe alcohol – esiste l’alternativa completamente italianizzata,
riportata da tutti i dizionari, ormai usata solo dal burocratese.
È
divertente pensare che oggi, se qualcuno dicesse “alcole” sarebbe magari preso per un burino
semi dialettale, che non riesce a
impedirsi la vocale finale. Un po’ come quelli che dicono “compiùtere”, pronunciando una e
finale un po’ timida; o come chi non riesce a non dire pissicologia per psicologia.
Si
tratta per lo più di persone anziane, o di livello
medio-basso; nel secondo caso del sud. È il sistema fonico a cui sono adattati sin da quando nacquero che gli
impedisce di pronunciare un po’ più correttamente queste parole, non è l’ignoranza.
Così come non è ignoranza, ma fedeltà il
plurale di “euri”, usato sopratutto (guarda caso) nel Lazio e in Toscana. Lo
dimostra il fatto che esistano alcole
e alcoli, usato regolarmente quando i
limiti della comunicazione e della globalizzazione rendevano più difficile
adattarsi a parole “strane” o “straniere”.
Alcole
parola alta, rara, antica; compiùtere
parola bassa sbagliata, come euri; tutte
percepite, almeno, come strane
rispetto all’uso. Da che ci veniva
naturale aggiungere la vocale finale a alcol, fino a oggi, dove quella
stessa vocale finale ci pare un errore,
un sintomo di ignoranza. Giusto per riflettere su quanto i gusti e le
convinzioni linguistiche siano cambiati.
Ant.Mar.
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