giovedì 29 novembre 2012

UNA MATERIA IN LINGUA STRANIERA IN TUTTI I LICEI D'ITALIA.



Dopo la decisione del Politecnico di Milano di abbandonare, entro il 2014, la lingua italiana per l’insegnamento della stragrande maggioranza delle materie; e subito appresso alla recentissima sentenza UE sulla "discriminazione linguistica", l’idea di abbandonare l'idioma di Dante sbarca anche nella scuola superiore, confermando una volta di più a nostra devota e autoimposta colonizzazione culturale.

Dal prossimo anno accademico, 2013/2014, nei licei linguistici d’Italia partirà un esperimento che sarà poi esteso a tutti gli altri licei: due materie saranno insegnate interamente in lingua straniera. Già da quest’anno, in realtà, gli studenti della terza classe linguistica hanno cominciato a studiare in lingua straniera una delle seguenti materie: matematica, storia, letteratura, storia dell’arte. Ma dall’anno prossimo saranno due, con conseguente maggiore impegno per gli studenti e per gli insegnanti, i quali riceveranno un’apposita formazione. Ciò che ha pesato in questa decisione è l’idea, giusta, che non basta studiare la grammatica delle lingue straniere, ma è necessario anche saperle applicare a un campo scientifico (o umanistico).

Se, almeno a prima vista, la decisione può sembrare giusta, per quanto riguarda gli studenti di lingue, sembra un po’ più forzato estendere questa simpatica iniziativa anche agli altri licei, a partire dall’anno accademico 2014/2015, anche se a una sola materia. Che in un liceo linguistico si studi la matematica in inglese, non si vede il problema; o che si insegni in lingua francese la letteratura francese è inopinabilmente giusto

Meno giusto mi sembra, ma è un giudizio personale, studiare la storia dell’arte, che fino al 1800 è per la maggior parte italiana, in una lingua straniera. Abbiamo la fortuna di poter leggere i sonetti di Michelangelo, gli appunti del Bernini, le idee e gli schizzi di Leonardo, e li vogliamo insegnare in inglese? Mi pare un vero peccato. Senza contare che poi, in arte e architettura la maggior parte dei termini tecnici, che siano inglesi o francesi, vengono etimologicamente dall’idioma di Dante. Eppoi, sarò forse un conservatore all'antica, ma immaginare un professore italiano che parla con degli studenti italiani, in inglese, mi mette un po' di tristezza e un po' di rabbia.

Ma a parte questo piccolo dubbio, chi studia le lingue studia le lingue, e più le usa meglio è: dipende però, e non è secondario, che cosa gli viene insegnato in lingua.

Il problema vero, tuttavia, può nascere in altri tipi di liceo, dove ovviamente si insegna già una lingua straniera, l’inglese di solito. Al classico che faranno? Insegneranno matematica in inglese? È un buon metodo per allontanare dalla materia, ancora di più, degli studenti che almeno teoricamente non amano molto la matematica e le scienze esatte.

Inoltre, solo nella propria lingua madre si hanno delle vere capacità di astrazione, e solo nella propria lingua madre (per quanto si possa conoscere bene una lingua straniera) si è capaci di esprimersi in maniera esatta e approfondita. Insomma: se al liceo scientifico iniziassero a insegnare la matematica in lingua inglese, la qualità dell’apprendimento ne risentirebbe, e non poco.

Ma, qualcuno potrebbe obiettare, queste misure sono necessarie per internazionalizzare la scuola (e l'università) italiana. Non vorremo mica restare chiusi nel nostro atavico provincialismo! Davvero?

Eppure siamo noi italiani, che proprio due giorni fa, abbiamo ottenuto la grande vittoria di vedere i bandi di concorso europei in tutte le lingue ufficiali dell’unione, compreso ovviamente l’italiano. Da un lato combattiamo, giustamente, contro il trilinguismo europeo che discrimina tutti gli altri paesi dell’unione, dall’altro spingiamo per abbandonare la nostra lingua. Vogliamo internazionalizzarci in casa e restare italiani all’estero. Cosicché si può arrivare alla mostruosità  che a scuola, in Italia, impariamo le materie in inglese, e poi, all’estero, i concorsi in quelle stesse materie li sosterremo in italiano. Senza neanche avere la padronanza dei termini tecnici italiani, poiché li avremo imparati tutti in lingua straniera.

Unica (magra) consolazione: tutto questo l’avevo già previsto nell’articolo precedente, che parla proprio della recente sentenza UE, in cui appunto rifletto sul nostro proteggere l’italiano, fuori dai confini, per poi denigrarlo in patria. Se non è un paradosso questo…

Ant.Mar.

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