martedì 14 gennaio 2014

IL JOBS ACT DI MATTEO RENZI, UN AMERIHANO A FIRENZE



RENZIE : Sin dalla dichiarata intenzione di “rottamare” la vecchia politica, Renzi si presenta come un “giovane”, il nuovo che avanza e tutto i resto; vuole farci credere di rappresentare la possibilità di un cambiamento nell’ottusa e arrugginita società italiana. E ovviamente, con un’associazione di idee che è tutt’altro che giovane, e molto provinciale o arciitaliana, giovane da noi vuol dire ‘mezzo americano’. Potrei introdurre l’argomento richiamando scherzosamente l’ormai noto miscuglio, provincialissimo e creato ad arte, tra la figura di Renzi e Fonzie, raggrumato in RENZIE. Un americano a Firenze. Alberto sordi era ‘mericano; Renzi è piuttosto “amerihano”, con la gorgia.
 
“Cos’è la destra, cos’è la sinistra”, si chiedeva Gaber; a seguire la logica di quella canzone, di sicuro l’America non era molto di sinistra una volta, ma soprattutto uno come Fonzie è… “sempre in fondo a destra”, in quello che lui chiamava il suo ‘ufficio’.

Ma andiamo al punto: Renzi è talmente amerihano da aver proposto, come sua prima azione significativa da novello segretario de PD, niente popò di meno che un “job (o jobs, o job’s) act”. In Italia, dove, sembra ci sia bisogno di ricordarlo, si parla italiano, un politico concittadino di Dante, e italofono, fa un job act.
 
Una sola parola, ben sillabata: Ri-di-co-lo. Come ridicola era (è) la Spending Review (cfr articolo). Ridicolo per almeno 3 motivi.


JOB ACT – JOB BILL: Innanzi tutto “job act” è ridicolo perché… è proprio amerihano con la gorgia, visto che usa la lingua inglese impropriamente.  D’altronde la lingua inglese non è la sua lingua, né la lingua delle persone, né delle istituzioni in questo dannato paese. Apparentemente si ispira all'American Jobs Act proposto da Obama. La lingua inglese ha però due parole, Bill – che tutti i dizionari traducono , tra gli altri significati, “progetto di legge”, e Act – che è quello che noi chiamiamo legge, decreto, atto giudiziario. 

A voler essere precisi, quindi, quello di Renzi è un Job Bill, finché non verrà approvato dal parlamento, e avrà l’onore di essere promosso a Job Act. In italiano lo chiameremmo “piano sul lavoro” o simili. Ma c’è appunto questo secondo aspetto più nascosto è più tristemente ridicolo. Il fatto appunto che le primissime voci che si sono sollevate a criticare la scelta linguistica di Renzi, hanno corretto, in maniera pedante e stupida, l’uso della lingua tecnica inglese, e non si sono sognate di dire una parola in difesa della lingua italianaDifesa che non è mero nazionalismo o conservatorismo, ma che si traduce ad essere difesa del popolo italiano, del diritto di usare la propria lingua, per poter capire, e poter rispondere soprattutto. 

Chissenefrega che ha usato male l’inglese, questo è proprio il minore dei mali. Prova – ennesimo esempio più volte denunciato su questo spazio (cfrarticolo) – che per noi, la lingua inglese, non vuol dire niente, o meglio che decidiamo noi cosa vuol dire, il nostro inglese (cfr articolo). 

Job Act non vuol dire niente perché, per quanto possiamo parlare bene una lingua straniera, non saremo mai in grado di cogliere le diverse sfumature delle sue parole. Insomma, gli americani dicono “pepperoni”, non solo con due p, ma in più per indicare tutt’altro che i peperoni. Noi diciamo Smoking per Tuxedo, alla stessa maniera, e altre parole inglesi… inventate da noi (cfr. articolo). 

JOB-‘-S ACT: secondo livello di assurdità. Io personalente ho visto – tra giornali cartacei e in rete – Job, Jobs e Job’s precedere il famigerato – ed errato – Act. All’inizio, appena uscita, era Job Act; e lo è restata per un po’. Presto però si è aggiunta una -s- finale, quasi sempre attaccata, a significare il plurale, o talvolta apostrofata, a indicare il genitivo.  Su Google italia si trovano 1.010.000.000 risultati per Jobs act, 842.000.000 per Job Act, 1.430.000.000 per Job’s Act. 

Perché questa varietà, o indecisione? Sarà forse perché… non è la nostra lingua? il che comporta che non sappiamo quale sia la formula scelta dall’”inventore” della parola – cioè il nome che Renzi ha dato alla sua proposta di legge – né quale sia la formula “corretta”, trattandosi di inglese tecnico giuridico. Il che vuol dire sostanzialmente che per noi, non vuol dire niente, e lo riempiamo col significato che vogliamo.
 
(Apro una parentesi: “riempiamo col significato che vogliamo”. Questo è il nucleo del processo psicologico a cui mirano gli esperti della squadra renziana, che dovrebbe scattare se la mossa comunicativa convince il consumatore… ehm cioè, lo spettatore… volevo dire, il cittadino. Se non vuol dire niente, può voler dire tutto…)

La prova sta in job’s act, con l’apostrofo. Il tentativo un po’ maldestro di mettere in relazione le due parole con una particella “esterna”…  Gli è scappato, naturale come respirare, una tendenza costruttiva italiana (riforma, atto, piano etc. + del/sul/per il/ etc + Lavoro/i), mentre in inglese, la semplice apposizione sintattica job + act, mette in relazione le due parole. È la prova che chi l’ha scritta, partiva dalla lingua italiana. E perché partiva dalla lingua italiana? Perché l’inglese non è la sua lingua. Uno la cui lingua madre è l’inglese, non si chiede: “come si dice in inglese Jobs Act?”, se capite cosa intendo.

DEMOCRAZIA: Ma soprattutto, ed è questo il più importante, questo uso dell’inglese a caso da parte dei giornalisti e dei politici, crea un problema di democrazia, di libertà. Se base della democrazia è non solo il mero accesso alle informazioni, ma la capacità di comprenderle. A ogni nuovo anglismo imposto dalla classe dirigente, lo denunciamo. Innanzi tutto non c’è rispetto per l’interlocutore, che saremmo noi, visto che non siamo tenuti a conoscere l’inglese di Shakespeare, e ancor meno quello tecnico della giurisprudenza e dell’economia – ben diverso dal “buon” inglese di Romeo and Juliet.

Ma ancora più del poco rispetto; ancora peggio del’inglese come etichetta vuota e quindi usata a sproposito e capace di accogliere tutte le nostre speranze – che il Jobs con la s sia un richiamo inconscio allo Steve Jobs che gli italiani considerano un genio-lavoratore? Oltre a questo, c’è un inglese che, coscientemente o no, ha come risultato più evidente, quello di escludere di fatto da ogni dibattito il povero cittadino italiano. 

Nel caso di Spending Review avevamo denunciato, per ben tre volte, le strane traduzioni proposte, per vedere come si era presi in giro. Si concludeva “chi potrà accorgersene se, dicendo di fare una spending review” faranno invece una riduzione delle spese?”

Si potrebbe fare qualcosa di simile, anche se ancora traduzioni esatte di Job Act non sono state proposte. Basta però fare un salto sull’ottimo sito “Terminologia etc che ci spiega esattamente e in maniera approfondita i significati che nel mondo anglosassone ha Job Act, e scoprire che in poche ore ha avuto innumerevoli visite. Come mai? 

Ancora una volta: perché l’inglese non è la nostra lingua, e se gli italiani vogliono partecipare e informarsi, devono, ancora prima di farsi un’idea, consultare un dizionario inglese-italiano e un sito serio che gli spieghi che cosa diavolo stiano dicendo… questi amerihani.

Non se ne può più dell’associazione giovane+nuovo=americano, è vecchia, andava bene negli anni 50-60. È tutt’altro che giovane.
Non se ne può più dell’inglese inutile, usato anche a dispetto dell’efficacia della lingua italiana.
Non se ne può più di quest’uso pubblicitario che s fa della lingua inglese in politica.
Non se ne può più della classe colta italiana  così propensa a usare l’inglese come Don Abbondio usava il atino per confondere Renzo (qualcuno ha detto, abilmente, “inglesorum”).

Non se ne può più di tutta questa ridicolaggine. Renzie e il suo Jobs Act sono ridicoli.

Ant.Mar.

1 commento:

  1. Ottimo articolo, .... avessero i giornali, principali responsabili della disffusione degli inutili e pessimi anglicismi, il coraggio di pubblicare contributi come questo!

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