AGENDA MONTI: Poco importa che Monti abbia straperso
alle ultime elezioni, con il 9,1% alla senato e il 10,6% alla camera. Poco
importa che gli italiani abbiano dichiarato inequivocabilmente di non volere un
capo politico “tecnico”; come poco importava quando è stato scelto arbitrariamente dal presidente della
Repubblica (sotto pressioni europee) per
salvarci da noi stessi. E poco importa che gli italiani abbiano di fatto ordinato, con le recenti elezioni, alla
classe dirigente di cambiare il paese in una direzione, quella del M5S, che non
può conciliarsi con le scelte del governo Monti.
Non importa perché,
come sappiamo, Monti ha già redatto la
sua famosa Agenda, che già si è cominciato a mettere in atto, e che presumibilmente influenzerà la
situazione politica dei prossimi anni, Grillo
o non Grillo. Per quel che ci interessa qui, è la proposta linguistica dell’Agenda a creare dei dubbi. Ne abbiamoparlato in un altro articolo: il fine è quello di rendere l’Italia un paese completamente bilingue, dalla
segnaletica ai documenti ufficiali della Repubblica, che dovranno essere
redatti in inglese. I problemi che questa scelta provoca sono abbastanza
evidenti: in primis il distacco ulteriore che si avrebbe tra
popolo e istituzioni; specie nei casi in cui le istituzioni pubbliche siano
importanti e fondamentali alla
democrazia, come l’istruzione e la sanità (cfr articolo).
Ovviamente,
risponderebbero i sostenitori della famigerata Agenda, questa distanza tra
popolo e istituzioni si può ovviare rendendo non solo l’Italia (le istituzioni)
bilingue, ma gli stessi italiani. Come?
Sostituendo l’italiano con l’inglese,
o il tedesco, o il francese; ovviamente non con la lingua swahili, per dire, che è tra le più diffuse ma col difetto di essere
africana, cioè economicamente e politicamente debole). Non più insegnando una seconda lingua, ma una prima lingua; che non sarà, però, l’italiano.
Insomma: basta con questa lingua inutile
e inespressiva che si parla in questo paese! l’insegnamento dev’essere
fatto in lingua straniera. L'idea è nata per quel che riguarda i licei linguistici, ma si è subito estesa anche agli altri istituti superiori.
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il liceo classico "Garibaldi" di Napoli |
CICERONE IN TEDESCO: È infatti di ieri la notizia che a Napoli il liceo
classico statale “Garibaldi” comincerà, a partire dal prossimo anno
scolastico, un corso denominato "liceo classico internazionale in lingua tedesca" presso lo storico complesso di via Pecchia.
Il tedesco è una lingua che fino a pochi anni fa soffriva come oggi soffre l’italiano. Il che dimostra oltre ragionevole dubbio quanto il potere sia legato al prestigio di una lingua (cfr articolo). Il Garibaldi è già il terzo liceo in Italia, insieme al “Galvani” di Bologna e il “Socrate” di Bari. Il progetto prende le mosse dal memorandum Italia-Germania sottoscritto proprio nella metropoli partenopea a novembre scorso, dai ministri del Lavoro Elsa Fornero e della Pubblica istruzione Francesco Profumo da un lato, dal membro del Governo Merkel con delega agli Affari sociali Ursula von der Leyen dall'altro. Un accordo importante – spiegarono all'epoca i ministri – perché stimola le relazioni tra i giovani e le aziende dei nostri due Paesi.
Il tedesco è una lingua che fino a pochi anni fa soffriva come oggi soffre l’italiano. Il che dimostra oltre ragionevole dubbio quanto il potere sia legato al prestigio di una lingua (cfr articolo). Il Garibaldi è già il terzo liceo in Italia, insieme al “Galvani” di Bologna e il “Socrate” di Bari. Il progetto prende le mosse dal memorandum Italia-Germania sottoscritto proprio nella metropoli partenopea a novembre scorso, dai ministri del Lavoro Elsa Fornero e della Pubblica istruzione Francesco Profumo da un lato, dal membro del Governo Merkel con delega agli Affari sociali Ursula von der Leyen dall'altro. Un accordo importante – spiegarono all'epoca i ministri – perché stimola le relazioni tra i giovani e le aziende dei nostri due Paesi.
Molti
docenti del "Garibaldi" - spiega la dirigente
Colantonio – già conoscono il tedesco e
abbiamo recentemente ospitato venticinque studenti provenienti dalla Germania
in occasione del nostro annuale certame sui testi di Virgilio. La nostra è una
iniziativa pilota in Campania, poiché esistono solo altre due scuole in Italia
con questo indirizzo, a Bologna e a Bari. Ci sono molti punti di contatto tra
cultura classica e cultura tedesca e noi vogliamo dare l'opportunità ai giovani
napoletani di ampliare le proprie competenze per potersi inserire nel modo
migliore nel mercato del lavoro europeo.
Se è per i punti di
contatto, ce ne sono molti anche tra la
cultura classica e quella italiana; ma soprattutto i punti di contatto sono
immensamente di più tra la lingua latina
e quella italiana, che fa parte delle lingue “romanze”, mentre il tedesco appartiene a tutt’altro
ceppo linguistico, quello germanico. L’unico punto di contatto è nell’ipotetico
e indimostrabile progenitore comune denominato “indoeuropeo”; una lingua di cui
non si hanno tracce, accettata per convenzione, e modellata a posteriori dai
linguisti che hanno trovato (o creduto di trovare) etimi comuni in tutte (o
quasi) le lingue europee e quelle indiane. Insomma, un po’ pochino per
giustificare un insegnamento in tedesco.
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Fornero e Profumo in Parlamento |
PROBLEMI: Può sembrare
una buona idea, uno slancio internazionalista, quest’insegnamento in lingua
tedesca; ma in effetti suscita diversi
interrogativi. Innanzi tutto, essendo evidente che la lingua e il potere di
un paese vanno a braccetto, è altrettanto evidente
l’interesse che ha la Germania nel promuovere la propria lingua; non si
capisce perché invece l’Italia non
faccia altrettanto (cfr articolo). Non vi pare un
atteggiamento di sudditanza quello di invitare
degli studenti tedeschi in Italia, e parlargli in tedesco, quando gli
studenti italiani in Germania non avranno interlocutori nella propria lingua? Perché
siamo SOLO noi quelli che devono adattarsi, persino in casa nostra, all’idioma
degli altri?
È evidente il perché: la Germania è la Germania, e noi siamo
solo l’Italia; il paese col più alto
tasso di ignoranza (non solo) linguistica sia per quel che riguarda le
lingue straniere, sia persino per la conoscenza della propria lingua. Il 70% degli italiani di ogni età e
fascia sociale, infatti, non sono in
grado di capire un testo scritto in italiano; e tutto lascia pensare che
non siano in grado di capire neanche l’orale (cfr video). Insomma non sappiamo
l’italiano: ma tra poco sapremo il tedesco, che è una lingua molto più utile (forse,
e finché la Germania sarà un paese ricco e potente, ma poi?)
Non
sono contrario all’insegnamento delle lingue straniere, anzi! ma ritengo sia utile conoscere innanzi
tutto la propria, di lingua. Eppoi: che
anche gli altri imparino le lingue, tra cui l’italiano! L’insegnamento IN lingua straniera, invece,
qualche dubbio me lo fa venire. Studiare il latino in tedesco? Non ha alcun
senso: è come se un madrelingua italiano
volesse studiare lo spagnolo.. in francese! Non ha senso, obbliga lo studente a un doppio passaggio
linguistico, a una doppia fatica. E sappiamo
quanto i ragazzi a scuola abbiano voglia di studiare; quanta ne avranno, di
studiare con il doppio della fatica? Inoltre - chiunque parla bene una lingua
straniera lo sa - leggere e studiare in un’altra lingua è sempre, e direi
necessariamente, più difficile che non studiare nella propria lingua madre.
Inoltre è anche meno pregnante: un
testo scritto in un’altra lingua non sarà mai compreso in maniera altrettanto profonda
di quanto non sarebbe un testo scritto nella propria lingua; sarà molto difficile interiorizzarlo
davvero, per ritirarlo fuori quando la conoscenza servirà. Quindi, doppia fatica,
e metà del risultato.
Poi c’è un problema
pratico che pare nessuno abbia ancora messo a fuoco. L’idea di base è: insegniamo
in tedesco, in modo da rendere bilingui i nostri giovani, cioè competitivi sul mercato internazionale,
e in questo caso particolare, tedesco. Ma siamo sicuri? Siamo sicuri che un italiano che anche parli benissimo il tedesco, possa mettersi a competere con un
madrelingua tedesco nel suo stesso idioma? Non si parla di cultura e
preparazione, dove può benissimo darsi che l’italiano sia migliore; ma come dimostrarlo? Parlando e
scrivendo correntemente e correttamente una lingua straniera, come un
madrelingua… capite l’inghippo dov’è?
E
se anche potesse competere, è giusto che sia stato lui, e solo lui –
l’italiano – a spendere soldi fatica e
tempo per studiare un’altra lingua, mentre l’altro, il tedesco o inglese o
francese, ha potuto spendere quel tempo a specializzarsi meglio nella materia,
e studiarla, con minore fatica, nella propria lingua?
Ant.Mar.
Terribile!
RispondiEliminaPer non parlare dei tempi lunghissimi con i quali i quattordicenni dovranno imparare una nuova lingua da zero - nella maggior parte dei casi.
Non capisco perchè non concentrare le risorse in un migliore apprendimento delle lingue straniere, spesso minimizzato alla memorizzazione di quattro o cinque frasette-tipo in contensti prestabiliti. Purtroppo però neanche i professori di liceo sanno più dove sta di casa la grammatica...
I think it is interesting how language can be tied to power and prestige.
RispondiElimina