Beppe Grillo, dopo
l’intervista rilasciata a Focus, parla con un altro giornale tedesco, la Bild
am Sonntag. Sul numero in uscita domenica 3 marzo spiega la sua visione politica ed economica del Paese e commenta i risultati del governo
tecnico di Monti.
Afferma, tra l’altro: ”Sono un convinto europeo.
Sono per una votazione online sull’euro, voglio un’Europa
unita che sia moderna, parli una lingua
comune e non undici diverse come nel Parlamento europeo”.
Innanzi tutto, sappia il buon Beppe che le lingue ufficiali nell'Unione Europea non sono 11, ma 23 (e presto saranno 24 con l'ingresso della Croazia) facciamo una piccola decostruzione: secondo Beppe Grillo un paese non può essere moderno se non parla una sola lingua. E allora il pluralismo della rete, va bene solo se monolingua? Qualcosa non quadra.
Resta soprattutto da
capire quale sia, secondo lui, questa lingua comune da adottare. L’inglese? Sembra piuttosto strano che
uno come Beppe Grillo, che da anni fa meritose e giuste battaglie contro il “potere” in ogni sua
forma, spinga per l’uso esclusivo dell’inglese a Bruxelles.
D’altra parte, di certo, non intendeva l’Esperanto – battaglia che certamente sarebbe più
coerente col suo modus operandi –
visto che non ha detto direttamente, come un militante avrebbe fatto, di volere
questa lingua.
Sembra impossibile, e soprattutto immotivato, che voglia che sia un'altra lingua europea, che si tratti del francese del tedesco o del polacco. Non mi azzardo nemmeno a pensare che, preso da un deirio di onnipotenza post-elezioni, voglia imporre l'italiano come lingua unica europea!
Ne deduco che, per quel che riguarda i problemi
linguistico-politici europei, il buon Beppe non si sia mai interessato; come d’altronde non si è mai
interessato di Cultura, con la c maiuscola (lo stesso Dario Fo se ne lamenta). Ma, per il momento, possiamo dargli
torto solo sulla necessità di un’unica lingua; benché, è vero, non sia una priorità,
vista la situazione del nostro paese e dell’Europa tutta.
Infatti sbaglia a denunciare il multilinguismo
europeo come un problema perché i costi per le
politiche linguistiche prendono a malapena l’1% della spesa UE. E sopratutto molti paesi, tra cui la
Svizzera, dimostrano di fatto come il
multilinguismo sia possibile, e che non intralcia minimamente la buona
convivenza e qualità della politica. Certo, se come la Svizzera, fossimo TUTTI multilingui (non BI-lingui, ma MULTI-), e non solo chi non è già madrelingua inglese. Se invece si scegliesse la sola lingua inglese, i parlanti anglosassoni sarebbero privilegiati per diritto di nascita. E qualche cosa da ridire, ci sarebbe, in questo caso. Come minimo, che piuttosto è di gran lunga più ragionevole imporre l'esperanto come lingua unica, senza alcun madrelingua. Si discuterebbe ad armi pari.
Attendiamo quindi con impazienza la sua prossima esternazione
su questi temi, pronti a fustigarlo, se necessario.
Ant.Mar.
Quando si cerca il pelo nell' uovo per poter criticare una persona si trova sempre !!!
RispondiEliminaCon un "Europa che parli una sola lingua" si possono in realtà intendere due cose molto diverse. Potrebbe intendere in prima accezione un'Europa che rinunzi a tutte le sue parlate popolari e alle sue madrelingue per sposarne una sola. Ovviamente una tal idea è quando di più totalitario ed irrispettoso nei confronti dei diritti umani si possa fare, una situazione davvero poco auspicabile.
RispondiEliminaVi si può invece intendere un'Europa che decida, finalmente, di formalizzare un idioma come lingua ponte da utilizzare nel dialogo sovranazionale che sia il più possibile equo per tutti.
La situazione attuale è infatti abbastanza perniciosa in quanto l'UE si nasconde dietro una finta politica multilinguista dichiarando che ogni lingua ufficiale in un paese UE deve diventare anche lingua ufficiale UE, tuttavia di fatto è uno specchietto per abbagliare e nascondere un celato gioco di potere in cui le tre lingue più forti a livello economico europeo (Inglese, tedesco e francese) vengono adoperate nelle sedi di lavoro e solo successivamente vengono effettuate le traduzioni dei documenti pubblicati.
Per altro nei documenti ufficiali si immaginino gli enormi problemi legali dovuta alla discrepanza fra le versioni in diversa lingua degli scritti...
Mantenere 23 lingue di lavoro è infattibile poiché richiederebbe un numero impraticabile di coppie di traduzione, ne servirebbero infatti C(23,2)=253, e ciò implica che le lingue meno potenti (sempre a livello economico) debbano passare attraverso una traduzione intermedia, che ovviamente deteriora il traducendo.
V'è quindi da scegliere una lingua di lavoro per l'Unione Europea prima che le lingue più forti, sempre a livello economico, soffochino le altre.
Nell'infausta situazione in cui venga formalizzato l'inglese gli stati anglofoni dovrebbero quantomeno indennizzare il resto dell'Europa (Si calcola che l'uso fra i non madrelingua dell'inglese porti nelle casse del regno unito il 3% dell'intero PIL europeo, non esattamente bruscoli).
Quale criterio utilizzare per eleggere una lingua per questo compito? Vedere la lingua con più parlanti in UE (il tedesco)?
Scegliere un piccolo gruppo per rappresentatività delle principali famiglie linguistiche (Una lingua neolatina, una lingua germanica, una lingua ugrofinnica)?
O più sensatamente si potrebbe intraprendere una scelta ponderata che porti alla designazione di una lingua sufficientemente neutrale quale l'esperanto sa essere.
Quale che sia la scelta è bene che la consapevolezza linguistica degli europei aumenti perché dalle scelte che si prenderanno in materia dipenderà anche la capacità di difendere le proprie idee politiche e la propria identità dei cittadini europei.
lingua IDO per l'Europa e per il mondo, una lingua internazionale neutra pianificata derivata migliorativamente da Esperanto e prendendo concetti da Interlingua nel 1907 con canoni esperienze linguistiche di scienziati e linguisti di molte nazioni in delegazione molto numerosa e universale, è la lingua più idonea, è la più precisa e la più semplice al mondo, non ha alcuna irregolarità grammaticale e fonetica ne problema tipografico di tastiere di accenti e di elisioni, ha anche una pronuncia naturalissima con una musicalità simile a italiano o spagnolo; inoltre la maggior parte delle radici sono comuni alle lingue europee per diffusione statistica o latine e si impara in brevissimo tempo in modo efficace come autodidatti anche in meno di 1/15 del tempo rispetto all'inglese base e anche meno rispetto all'Esperanto. Politicamente vantaggiosissima, se scelta per convenzione tutti la dovrebbero studiare e non ne trarrebbe tuttavia vantaggio nessun popolo parlante un idioma nazionale a scapito degli altri. E'rispettosa del parlare politicamente inclusivo dei generi ma precisa... e molto più che flessibile e già adatta ad inglobare i termini informatici di internet e poter regolarizzare entro se stessa nuove parole secondo regole molto semplici e condivise.
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