Un campo in cui l’invasione anglicista è tanto più
preponderante quanto più fastidiosa e potenzialente dannosa, è la medicina;
tanto che finalmente ci si è resi conto, ovviamente dopo anni di proteste di
singoli cittadini (specie anziani) e nonostante la nostra cieca ammirazione per l'inglese, quanto quest’uso immotivato e
irresponsabile (esagero?) sia pericoloso.
Margherita de Bac sul Corriere
della sera, nell’articolo Via l’inglese e le sigle difficili la semplificazionedegli ospedali ci spiega che i problemi
principali, oltre a un generale linguaggio “burocratese”, sono i termini inglesi e gli acronimi.
“La Uoc di
cardiologia è al primo piano, accanto all'Uos di diabetologia, davanti al day
hospital di medicina. Si trova sullo stesso piano dell'Uosd di chirurgia
laparoscopica. Frastornato da inglese e acronomimi che la cartellonistica
non sviluppa nella forma completa, il cittadino si disorienta e impiega più
tempo del necessario per raggiungere la meta. Il letto dove dovrà ricoverarsi o
l'ambulatorio per il controllo.”
Negli ospedali italiani ormai non si trova più il Pronto Soccorso, ma
l’ emergency; bisogna però ammettere che
dopotutto questo rimane comprensibile. In molti casi si trova il corrispettivo
italiano; anzi spesso non si capisce
neanche che bisogno ci sia di mettere in mezzo il termine inglese: Unit Stroke è semplicemente l'Unità
Urgenza Ictus; che senso abbia dire unit
stroke è un vero e proprio mistero, tanto più che, se di urgenza si tratta, si possono creare situazioni assai spiacevoli. Poi ci sono gli ormai familiari, e a
prima vista intraducibili, check-up, pace
maker, by-pass, pap-test, screening ...
Per questo l'assessore alla
Salute della regione Toscana Luigi Marroni ha proposto al Festival della
Salute, tenutosi recentemente a Viareggio: «Togliamo i termini incomprensibili dagli ospedali, bisogna
assolutamente semplificare».
È d'accordo Massimo Cozza, Cgil
medici Funzione pubblica, che aggiunge: «Però almeno sugli acronimi
occorrerebbe intervenire. E' ora di uniformare la terminologia a livello
nazionale. La gente non ci capisce nulla. L'unica
parola che tutti conoscono è ticket.
Oltretutto sbagliata. Si dovrebbe chiamare tassa per non ingannare. La
traduzione letterale è biglietto».
Se è vero che bisogna intervenire
sugli acronimi, non si possono liquidare
gli anglicismi come il male minore. Bisognerebbe riflettere su questa
assoluta accettazione di parole straniere, che ci infastidiscono meno degli
acronimi pronunciati come parole, caratteristica peculiare dell’italiano moderno.
Ma soprattutto vorrei che chi legge rifletta sulla situazione paradossale in
cui si trova, diciamo, un minatore sardo che va in emergency per farsi un check-up
che lo manda dritto in day surgery dove
attraverso lo screening ecc ecc... puro Kafka. L’uso dell’inglese nei luoghi pubblici,
specie burocratici politici e medici rasenta talvolta la cattiveria, e sembra spesso mirato a creare un muro che
impedisca la partecipazione del cittadino, del malato.
“E' vero, il
linguaggio medico è talmente tecnico e specialistico da essere normalmente
accostato dagli studiosi a quello giuridico. Non a caso, i più noti
dizionari moderni del settore accolgono fino a 150.000 lemmi, con oltre 10.000
acronimi e abbreviazioni.
Ma finalmente un moto di ribellione si è levato, soprattutto grazie alla protesta dei pazienti più anziani. E in Toscana, il grido d'allarme è stato ascoltato. La Regione ha deciso: cambiamo la toponomastica e semplifichiamo, togliamo i termini incomprensibili.
Facile? Non troppo, in realtà.”
Ma finalmente un moto di ribellione si è levato, soprattutto grazie alla protesta dei pazienti più anziani. E in Toscana, il grido d'allarme è stato ascoltato. La Regione ha deciso: cambiamo la toponomastica e semplifichiamo, togliamo i termini incomprensibili.
Facile? Non troppo, in realtà.”
Scrive il linguista Massimo
Persotti nel suo Blog, dove ci consiglia sottilmente che le serie ospedaliere americane (E.R. per primo) devono aver innescato
un meccanismo per cui Emergency ci
suggerisce un servizio migliore del Pronto Soccorso. È vero che in certi casi
non è facilissimo trovare un corrispettivo italiano: probabilmente tradurre peace-maker con pacificatore non è una buona mossa (anche se a me personalmente “suona
bene”); in altri casi è in realtà più facile di quanto non sembri.
In un altro articolo ne abbiamo
parlato: buona parte delle difficoltà che abbiamo quando ci proponiamo di
tradurre quei lemmi inglesi che non sembrano traducibili, vengono proprio dal
fatto che non sono traducibili, in effetti. Il problema è allora che, essendo quelle parole ormai radicate in noi,
abbiamo un punto di partenza obbligato, colonizzato. Tradurre mouse, come “topo”
non funziona; è come voler tradurre emergency
con “emergenza”, mentre in italiano è preferibile "urgenza", anzi, “pronto soccorso”.
Ma la lingua italiana ha infinite
possibilità datele dai suoi numerosi suffissi e prefissi; così già “topino”
sarebbe più accettabile, un po’ come si dice “culetto” del pane, non il “culo”
(almeno a Roma). Oppure si potrebbe semplicemente liberarsi dell’idea di
partenza, inglese, e trovarne una diversa; e chiamarlo freccetta, o manina,
(sempre col diminutivo, in quanto “freccia, o “mano”, mi pare, non
funzionerebbero). O altro.
Questo è il tranello in cui casca Massimo Persotti quando afferma che “chirurgia
giornaliera” per “day surgery” non convince. Questo è un tratto comune a
tutti coloro che trattano l’argomento, la traduzione “non convince”, e allora
pare chiuso il problema. Ma, innanzi
tutto, non convince chi?
E poi, “chirurgia
giornaliera” è una traduzione letterale che in italiano non funziona: tradurre
letteralmente è quasi sempre un errore. “Chirurgia” in italiano indica la
disciplina più che l’atto (operare) in sé; “giornaliero” indica che si fa DI giorno, non
IN UN giorno, e allora certo che non convince. Non si traduce in italiano, si traduce dall’inglese in inglese!
Bisogna invece cercare di essere
meno pigri e soprattutto meno supini
alla lingua prestigiosa di turno. Provo io a proporre 3 possibili
corrispettivi che ritengo più convincente per day surgery: "ricovero rapido"
"intervento veloce" "operazione in giornata".
Proponete nei commenti o su twitter (#cometradurresti) qualche
altra traduzione, o provate a tradurre qualsiasi altro termine medico. Come direste ad esempio pace-maker?
Ant.Mar.
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