mercoledì 5 dicembre 2012

LA LINGUA TEDESCA E IL POTERE ECONOMICO DELLA GERMANIA

Uno dei primi temi trattati da questo giornaletto è il legame tra il prestigio di una lingua nel mondo e il potere del paese “padre” di questa lingua. È piuttosto semplice da dimostrare in realtà; eppure è difficile far capire alla maggior parte delle persone che non è per la sua semplicità grammaticale che l’inglese ha saputo imporsi come lingua internazionale, bensì perché lingua veicolata dall’impero dominante in questo periodo storico: gli Stati Uniti d’America. (per approfondire clicca qui)

Ma una notizia di questa mattina ci viene in soccorso e ci dà occasione per mostrare inequivocabilmente quanto questo legame tra economia (cioè potere) e prestigio culturale sia stretto. E ci dà occasione quindi di ribadire che, non solo la scarsa considerazione della lingua italiana all’estero è indice dello scarso ruolo dell’Italia di fronte agli altri paesi; ma soprattutto che il continuo bistrattare la lingua italiana da parte degli italiani è lo stesso atteggiamento che ci lascia abbandonare senza troppi rimorsi il più bel sito archeologico del mondo. Come ho detto più volte: dire “news” invece di notizie; lasciar crollare i muri di Pompei; persino evadere le tasse, sono tutti fenomeni di uno stesso andazzo comune a tutti noi italiani. E prendersela coi politici è troppo facile e riduttivo: le responsabilità sono enormi e ricadono su ognuno di noi.

Ma torniamo alla notizia del giorno: si tratta della lingua tedesca, che certo non è facile e comprensibile come lo è l’inglese; eppure ha avuto una crescita esponenziale di persone che la studiano. Perché?

Il tedesco è al nono posto delle lingue più utilizzate al mondo, superato dal francese che è parlato da 300 milioni di persone. Ma molti cittadini del Sud Europa si stanno trasferendo verso la Germania per cercare lavoro (+15% nel primo semestre del 2012), e ormai imparare il tedesco è diventato una priorità per molti europei che non possono più ignorare il successo economico e politico della Repubblica Federale. Tuttavia le pagine in linea in lingua tedesca sono al secondo posto della classifica mondiale, dietro a quelle in inglese. Secondo gli ultimi dati, rappresentano il 6,5% del totale, rispetto al 3,9% delle pagine in francese e al 2,1% delle pagine in italiano.

C’è da dire che fino a qualche anno fa sulla stampa tedesca si trovavano articoli scandalizzati che denunciavano l’invasione di termini inglesi nella bella lingua di Goethe. La divisione di telefonia mobile di Siemens aveva scelto lo slogan "Be Inspired", mentre Smart, la filiale di DaimlerChrysler, esortava i suoi potenziali clienti a "Open your Mind". Le parole tough, easy o city sono ormai di uso comune nella Repubblica Federale. Il cellulare in tedesco si chiama Handy, che in inglese significa maneggevole, anche se non è così che l'apparecchio viene comunemente chiamato in Gran Bretagna o negli Stati Uniti. All'aeroporto, i viaggiatori checken i bagagli. Non vi ricorda qualcosa?

Oggi, a distanza di pochissimi anni, l’andazzo è opposto: tra il 2009 e il 2011 il numero di studenti di tedesco nei centri Berlitz in giro per il mondo è salito del 15%, raccontava di recente il giornale economico Handelsblatt. Ogni mese, sei milioni di persone utilizzano il corso di tedesco messo a disposizione in 29 lingue dalla Deutsche Welle sul suo sito Internet. La rete radiofonica pubblica propone per podcast un notiziario in tedesco letto a velocità ridotta: è scaricato ogni mese oltre 200mila volte. Il Goethe Institut ha 137 centri all'estero e 13 istituti in patria. Nel 2011 erano 234.587 gli studenti che seguivano i corsi di tedesco dell'ente federale per la lingua e la cultura tedesca, con un incremento di 16.410 persone rispetto al 2010.

Il caso della scuola tedesca di Atene è interessante: negli ultimi due anni, il numero di iscritti è aumentato del 5% all'anno, e due terzi degli studenti hanno la nazionalità greca.

Ecco, questo dato dovrebbe far riflettere gli italiani su quanto sia importante – e non solo un problema per eruditi accademici – tutelare e promuovere la propria lingua nazionale, sul territorio come fuori. Proprio per questioni economiche. Se dietro un’efficiente lavoro di promozione culturale ci fosse anche una politica (economica e sociale) decente, sarebbe un primo passo, fondamentale, per imporsi nel dibattito internazionale.

Ma sappiamo come va la politica italiana; e sappiamo quindi come va la cultura italiana: male. Pure troppo, purtroppo.

Ant.Mar.

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