martedì 11 dicembre 2012

PAGANO (ERA) A SQUINZI: SOLO LA ‘LINGUA FEDERALE’ PUÒ FARE L’EUROPA


Giorgio Squinzi, pres. Confindustria
Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, lo scorso 9 dicembre è intervenuto sulle dimissioni di Monti auspicando la comparsa di un ‘lessico di verità’ nelle promesse pronunciate dai partiti, ormai di fatto in campagna elettorale. In questo contesto Squinzi ha parlato di cessione di sovranità, integrazione bancaria e politiche comuni: ‘così si può fare l’Europa in qualche decennio’.

Gli risponde Giorgio Pagano, segretario dell’Associazione Radicale Esperanto (ERA), di cui abbiamo già avuto modo di parlare in qualche articolo: «Peccato solo che quest’affermazione sia piuttosto un ‘lessico della falsità’, non corrisponda alla verità, né possa essere considerata responsabile visti  i ritmi parossistici dell’attacco all’Euro».

A parte che Squinzi non ha parlato di ‘lessico DELLA verità’ ma DI verità; che non è affatto la stessa cosa. D’altronde non si capisce cosa sia “falso” nell’augurarsi che i politici non dicano falsità (ah, capisco, è una “falsa speranza”…). Né può dirsi “falso” ritenere che l’Unione si possa fare solo tramite la cessione di una parte di sovranità; cioè unione bancaria e politiche comuni. Che poi questo sia possibile o no, che lo si voglia fare o meno, è un altro discorso.

Ma Pagano continua:
«Gli Stati Uniti d’Europa non possono e non devono attendere tanto. In quanto europei non ce lo possiamo permettere, pena il finire definitivamente schiacciati dalle superpotenze storiche e da quelle emergenti. La strada più diretta e semplice per contrastare la colonizzazione in atto e costruire l’Europa in poco più di cinque anni si chiama lingua federale: solo l’introduzione dell’esperanto permetterà una rapida e profonda integrazione economica e sociale, aprendo nuovi scenari imprenditoriali fino ad ora inimmaginabili».

Giorgio Pagano, ERA
«Si pensi solo, per esempio, alla facilità con cui negli Stati Uniti d’Europa potrebbe essere creato un network televisivo con un mercato interno linguisticamente unificato di 500 milioni di persone, da aggiungere a tutti i potenziali clienti raggiungibili nei giganti asiatici, da dove la voglia di non soccombere all’inglese giunge fortissima, Cina e Giappone in testa. Un semplice esempio che mostra quale sia l’unica vera strada percorribile per la crescita economica tanto auspicata da Squinzi. Il lessico della verità dell’Europa comincia con la voce ‘lingua federale’» ha detto in conclusione il dirigente Radicale.

Riportando in maniera che mi pare forzata il discorso su quanto interessa a lui, ci parla di ‘lessico DELLA verità’: riuscite a percepire la presunzione inconscia? E riuscite a percepire l’ignoranza di chi si batte in favore dell’esperanto contro la “colonizzazione”, e poi parlando nella sua lingua madre, l’italiano, usa l’inglese network, invece di rete?

Sopratutto Pagano ci dà un’altra volta l’impressione di chi non sa di cosa sta parlando. Ragioniamo su quanto dice: vuol fare una Unione che non sia però colonizzazione (fin qui tutto bene) perché è ormai diventato sconveniente economicamente e culturalmente (fin qui tutto bene): e solo l’esperanto può proteggerci dall’inglese imperante, in quanto lingua artificiale non rappresentativa di nessun paese, cioè di tutti (fin qui (quasi) tutto bene….). Quindi costruiamo una rete televisiva che veicoli questa lingua in tutta l’Unione Europea (il problema è l’atterraggio!).

IL PROBLEMA DELL’ESPERANTO è che non è una lingua reale (cfr articolo: inglese vs. esperanto). Ed è un problema almeno da 2 punti di vista: il primo, linguisticamente abbastanza ovvio, è che una lingua artificiale non è carica di quella stratificazione che porta le lingue reali ad essere rappresentative di una cultura. Mi spiego in due parole: conoscendo la storia dei significati e dell’etimologia si può ricostruire una storia del pensiero di un popolo, di una civiltà. Il vantaggio di conoscere in maniera approfondita una seconda lingua, come l’inglese, è che arricchisce notevolmente il nostro pensiero, dandoci nuovi modi di vedere il reale. L’esperanto prende etimologie da diversi ceppi linguistici, formando un’interessante quanto non riconoscibile concatenazione di concetti. Diventa insomma una lingua piatta, una serie di etichette da concatenare in un elementare sistema grammaticale. Appiattisce la comunicazione, il discorso diventa macchinario.

Il secondo punto di vista, è politico-sociale. Gli stati promuovono la propria lingua, cioè la propria cultura, per una questione di prestigio, che si tramuta in potere. È sempre stato così. Lorenzo de Medici si operò lungamente per convincere gli altri signori d’Italia ad adottare la lingua di Dante nell’amministrazione pubblica; per pura erudizione?

La Francia non ha ancora mandato giù la sconfitta da parte della lingua inglese, credete sia per pura vanità? L’America (e l'Inghilterra) non mollerà facilmente lo scettro. Sia prova dell’importanza di questo legame lingua-prestigio-potere la recente crescita di studenti di lingua tedesca (cfr articolo). All’esperanto non si darà spazio, non nel prossimo futuro. La strada migliore è promuovere l’italiano, accanto all’inglese al francese ecc. Studiare quante più lingue possibili, avendo una ferma coscienza della propria lingua madre.

Questo vuol dire avere Cultura. D'altro lato, fare quanto stiamo facendo alla nostra lingua vuol dire, qui sono d’accordo con Pagano, Colonizzazione, per molti aspetti autoimposta. Sapere solo l’italiano, rifiutare altre lingue e comunicare in esperanto, è Provincialismo, che è in fondo una forma di colonizzazione, seppure opposta alla prima.

L’ATTERRAGGIO, infine, è vero virtuosismo intellettivo. Per evitare la colonizzazioneimponiamo la lingua esperanto, e creiamo un mezzo che, unico e unificante, possa propagandare a tutti simultaneamente un’idea unica espressa in una lingua piatta, priva di sfumature e significati “altri”. Alla faccia della colonizzazione!

Coltiviamo invece la diversità: la NOSTRA diversità, e la diversità degli altri.

Ant.Mar.

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