prima pagine di nohomophobes.com |
Il linguaggio omofobo non sempre è destinato a fare male, ma quante volte lo usiamo senza pensarci?
È la prima cosa che si legge sul sito
nohomophobes.com, creato proprio per monitorare la quantità di espressioni omofobiche su Twitter. Attenzione:
monitorare, non controllare, né tantomeno censurare, proprio perché bisogna sempre tener conto del contesto con cui
le parole vengono usate.
LINGUAGGIO OMOFOBO: È importante che vi sia questa
consapevolezza, anche per gli omosessuali, che non sempre dire “frocio” ha intenti offensivi. D’altra parte, è
vero, che pure la parola “gay”, benché
venuta in soccorso ai parlanti italiani che non trovavano una parola non
offensiva per riferirsi agli omosessuali (a parte “omosessuale”, appunto), in certi contesti è usata in modo
volutamente offensivo.
Insomma: non
si tratta della solita esagerazione politicamente corretta, che nei paesi
anglosassoni ha spesso preso pieghe preoccupanti. Qualche mese fa a Londra un ragazzo è stato arrestato per
insulti omofobici, avendo dato del gay…
a un cavallo! (cfr articolo)
Senza censura,
ma solo con l’intento di far riflettere, sulla prima pagine di nohomophobic.com
troviamo delle parole: faggot, no homo,
so gay e dyke, e dei numeri a 7 cifre, ma in continua
crescita, che ci informano su quante volte quella singola
parola, su Twitter, è stata usata.
Al di sotto di questi dati, troviamo i più recenti,
anche questi in continuo rinnovamento, tweet in lingua inglese che
contengono una o più parole segnalate. Proprio
per lasciar poi giudicare, a chi visita il sito, dal contesto.
PENSIAMOCI: Quindi l’invito è semplice: non autocensuratevi, anzi continuate pure a dire “frocio”: ma pensateci.
È quello che ho fatto io, e a proposito di “frocio”
ho fatto delle scoperte interessanti: non
è chiaro da dove venga etimologicamente questa parola.
In
generale, l'etimologia più diffusa
(proposta da Chiappini, accennata anche nel Battaglia ed accettata da DeMauro) mette in relazione con froscio / frocio i perversi
costumi (sessuali e non) dei
lanzichenecchi del papa, che fra l'altro sarebbero stati spesso e
volentieri ubriachi, ed avevano quindi le "froge" (narici) del naso
rosse e gonfie. Da qui l'epiteto di frogioni / frocioni che nella
seconda forma è ancora in uso (seppur con il nuovo significato) a Roma.
Massimo Consoli
in Feroce, floscio o al limite gay,
"Paese sera", 22 ott. 1985, p. 5) propone tre possibili etimologie:
per approfondire l'etimologia clicca sull'immagine |
- La prima da feroci, epiteto lanciato contro i lanzichenecchi che misero a sacco Roma nel 1527 e che nella loro furia stuprarono indistintamente uomini e donne.
- La seconda fa riferimento a una non meglio identificata "fontana delle froge" (narici) presso cui anticamente si sarebbero riuniti gli omosessuali romani.
- La terza infine si richiama a floscio (a sua volta dallo spagnolo flojo) con la tipica rotacizzazione del romanesco (in cui altra volta diviene artra vorta, e floscio, froscio), e che indicherebbe sia l'incapacità dei froci ad averlo "tosto" con le donne, sia la loro mollezza.
Quest’ultima è abbastanza convincente se pensiamo ad
un’altra parola romana, “checca”,
che letteralmente vuol dire ghiaccio (cfr “grattachecca”)
e che fa riferimento appunto alla freddezza
degli omosessuali di fronte alle donne; ma non mi convince il rotacismo
romano: sarebbe l’unico caso di rotacismo preceduto da consonante -f-.
Ma al di là di questioni tecniche, è importante
accorgersi che vedendo l’etimologia, pur incerta, della parola, si capiscono
molte cose: almeno che i “froci” (etimologicamente) fanno paura, come fecero paura i
Lanzichenecchi; come fa paura ciò che è
diverso, come fa paura ciò che non si conosce.
Riflettere, pensare alle parole che usiamo ci
spinge a conoscere meglio l’altro, e noi stessi.
Per cui, non essendo omosessuale e non avendo
particolarmente a cuore il problema dell’omofobia se non per motivi “scientifici”,
colgo l’invito di nohomophobic.com e lo
estendo: qualunque cosa diciate, parolaccia o no, avverbio o persino
congiunzione, pensateci. Scoprirete molto su di voi, e forse
anche sugli altri: cioè sulla lingua (il pensiero) che ci accomuna tutti in
quanto italofoni.
Solo per consapevolezza, che è poi un primo passo
verso la libertà (di pensiero).
Ant.Mar.
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