Diffusione dell'italiano sul territorio UE |
Leggiamo sul sito informazione.it che "L'italiano è al secondo posto per numero di parlanti
madrelingua in ambito comunitario (16%), dopo il tedesco (24%) e accanto a francese
e inglese. Questi dati si riferiscono a un sondaggio dell'Unione europea a 15,
relativo al 2001, ma sono stati confermati
anche da un sondaggio del 2006 dell'Unione europea a 25, che tra l’altro
colloca la nostra lingua al sesto posto
fra gli idiomi più parlati come lingua straniera (3%), preceduto da inglese
(38%), francese (14%), tedesco (14%), spagnolo (6%) e russo (6%).
Secondo il ministero degli Affari esteri, che ha promosso
un’indagine diretta dal linguista Tullio
De Mauro dell'Università "La Sapienza" di Roma, l'italiano risulta essere la quinta lingua
straniera più studiata nel mondo. Per fare qualche esempio, nel Canada anglofono l'italiano è la
seconda lingua più studiata dopo il francese , mentre negli Stati Uniti e in Regno Unito è la quarta lingua straniera più studiata dopo francese,
spagnolo e tedesco. Decisamente elevate le percentuali di studio nell'Europa dell'Est, dove tra l’altro
si riscontrano casi particolari come quello del Montenegro: qui la lingua
italiana è stata introdotta nel 1995 nel secondo ciclo della scuola dell'obbligo, ma anche come lingua facoltativa in alcune scuole
elementari. All’università ben 30.000
studenti hanno scelto l'italiano, su una popolazione nazionale di appena
600.000 abitanti.
Sono inoltre censiti, nella rete
del Ministero degli Affari Esteri, 90
istituti di cultura, 179 scuole italiane all'estero e 111 sezioni italiane
presso scuole straniere. Frequentemente, lo
studio della lingua italiana all’estero riguarda coloro che hanno origini
italiane nella propria famiglia, una
percentuale molto alta di cittadini a livello mondiale. Per queste persone
lo studio della lingua rappresenta una riscoperta affascinante delle proprie
radici e verso la cultura dei propri avi, che spesso porta ad entrare in
contatto con l'Italia e ad approfondire lo studio e la conoscenza anche sul
posto. Proprio per questo, l'Italia ha attivato
programmi di accoglienza verso tutte le persone interessate a vivere una
esperienza italiana in Italia, in particolare instaurando partenariati con
Paesi sudamericani come l'Argentina o il
Brasile, luoghi di forte immigrazione italiana nel passato."
Sarebbe interessante vedere, però, quanti sul totale degli studenti di lingua italiana come lingua
straniera, hanno origini italiane. Per
diversi motivi:
intanto per vedere quanto
a lungo dura il sentimento di italianità, per quante generazioni. È una
domanda che mi faccio da tempo: conosco francesi che si autoproclamano
italiani, senza sapere nulla, ma proprio nulla, dei modi italiani. Anzi,
trovando magari fastidiose, da buoni francesi, alcune nostre caratteristiche di
comportamento “mediterranee”. Ma italiani perché il nonno del nonno era
italiano. È un fenomeno interessante, su cui solo i cinesi ci battono (non a
caso solo “little italy” e “chinatown” si sono formate come comunità chiuse,
nonostante le valanghe di immigrazione sopportate dagli USA.)
E poi, per quanto riguarda
questioni più direttamente linguistiche, sarebbe
interessante per vedere quanto l’italiano è realmente una lingua prestigiosa,
cioè quanto sia utile/interessante per chi non ha nulla a che fare con l’Italia,
studiare la nostra lingua e cultura. Fatte queste proporzioni, vedremmo, io
credo ma potrei sbagliarmi, che quelli
studiano italiano per pura erudizione, per interesse, per convenienza di
lavoro sono proprio in pochini.
Esclusi i paesi dell’Est, dove la
nostra influenza economica è forte (e dove infatti si insegna italiano nella
scuola dell’obbligo); mi sento abbastanza sicuro quando affermo che l’italiano è una lingua più “culturale” che
prestigiosa: è cioè conosciuta, spesso, da persone di un livello culturale piuttosto alto, e spesso
con formazione umanistica. Voglio dire: il professore universitario francese,
magari di storia, quasi sicuramente ha un’infarinatura di italiano. Luis Sepulveda, per dire, para italiano. Ma la
maggior parte della gente, la classe “medio bassa” in Europa, con l’italiano a
molto poco a che fare. Giustamente. Sta a
noi rendere utile e interessante conoscere la nostra cultura; causa e conseguenza del nostro potere. Come per noi
è utile e interessante conoscere l’inglese, piuttosto che il lappone.
Una cosa di cui è importante tener conto, è il peso che abbiamo, anche se solo numericamente, in Europa: se siamo davvero il secondo posto per numero di parlanti madrelingua, se cioè ci posizioniamo accanto a francese e inglese, questo è un altro motivo per denunciare la discriminazione linguistica de facto provocata dal sistema trilinguistico. Contro cui, come Italia, ci battiamo da sempre, sostenuti dalla Spagna.
Una cosa di cui è importante tener conto, è il peso che abbiamo, anche se solo numericamente, in Europa: se siamo davvero il secondo posto per numero di parlanti madrelingua, se cioè ci posizioniamo accanto a francese e inglese, questo è un altro motivo per denunciare la discriminazione linguistica de facto provocata dal sistema trilinguistico. Contro cui, come Italia, ci battiamo da sempre, sostenuti dalla Spagna.
Infine, a mio modestissimo avviso,
sarebbe più auspicabile, più utile,
insegnare la lingua e la cultura italiana agli stranieri in Italia (cosa
che viene fatta, timidamente e con forti resistenze della Lega; e degli
italiani stessi), più che agli italiani all’estero. Il perché è abbastanza
ovvio.
Ant.Mar.
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