venerdì 12 luglio 2013

UNIVERSITÀ CATTOLICA: UN CORSO DI MEDICINA INNOVATIVO, MA SOLO SE PARLI INGLESE.



Ormai si è perso il conto delle università italiane in Italia che propongono corsi in inglese. Il primo, e più discusso fu il caso del Politecnico di Milano, in seguito bloccato dal Tar che ha accolto la richiesta di molti docenti. Poi fu il caso dell’Università di Udine, seguita a ruota dalla Ca’Foscari di Venezia, da molti licei – anche classici e scientifici. Tutti cominceranno dal 2014, e ovviamente non poteva mancare la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica, che offre agli studenti italiani, comunitari e non, l’opportunità di frequentare un corso di laurea in Medicina e chirurgia tutto in inglese.

Il corso di laurea si intitola appunto “Medicine and surgery” (medicina e chirurgia); i posti disponibili sono 52 in tutto, così suddivisi: 30 sono riservati a cittadini italiani e comunitari ovunque soggiornanti e a cittadini non comunitari legalmente soggiornanti in Italia; 20 sono i posti per cittadini non comunitari residenti all’estero; 2 quelli riservati a cittadini cinesi nell’ambito del Programma ministeriale “Marco Polo”. La domanda di partecipazione agli esami di ammissione dovrà essere presentata entro il 5 agosto 2013.

Il corso ha l’obiettivo di formare medici che, per la loro preparazione umana e professionale, siano pronti a operare sia nei Paesi più avanzati sia in quelli in via di sviluppo. Ma in inglese. Abbiamo già denunciato in questo giornaletto il gravissimo problema che la dominanza dell’inglese provoca negli ospedali in Italia (cfr. articolo). L’inglese nella sanità dei paesi dove non si parla inglese rappresenta uno dei risvolti più allarmanti, più crudeli, del cosiddetto “solo inglese”. E invece di risolvere il problema, ci prepariamo a formare un esercito di medici che non sarà in grado di comunicare chiaramente con i malati. E, se c’è una cosa che è fondamentale nel trattamento medico, è proprio il rapporto di fiducia e comunicazione bilaterale tra medico e paziente. 


Non solo: il test d’ingresso, essendo i posti decisamente limitati, è molto difficile. I candidati italiani, europei comunitari e non comunitari e i candidati non comunitari residenti all’estero in Paesi che non parlano inglese dovranno presentare il curriculum vitae in base al quale saranno ammessi a sostenere la prova, oltre ovviamente a dover essere in possesso di un certificato attestante il livello di conoscenza della lingua inglese.

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La prova scritta che si terrà lunedì 16 settembre 2013, alle ore 14 a Roma, presso l’Università Cattolica e nelle sedi estere di Buenos Aires, Shanghai, Nuova Delhi, Tel Aviv, Johannesburg, Dubai e New York, , consisterà nella soluzione, in 100 minuti, di 100 quesiti a risposta multipla di cui 95 su argomenti psico-attitudinali (logica, ragionamento spaziale visivo, comprensione brani, attenzione e precisione, ragionamento numerico, soluzione di problemi) e 5 di cultura religiosa. Insomma, solo il meglio del meglio a livello mondiale potrà accedere al corso. Un gruppo di giovani di ottima cultura, proveniente da diverse parti del globo, sarà formato nell’unica lingua dell’impero dominante. 

Il corso, ovviamente, è al livello degli studenti che pretende. Presenta una significativa innovazione sia per quanto concerne le metodologie, i contenuti didattici offerti con una piena integrazione tra discipline biologiche, umane e cliniche. Un approccio multidisciplinare affiancato a un precoce coinvolgimento nell’attività clinica è proprio la peculiarità di questo nuovo percorso formativo, e il suo maggiore punto di interesse. Lezioni frontali, tirocinio pratico, autoapprendimento, apprendimento guidato, seminari, approfondimenti culturali relativi alle scienze umane in un contesto di stretta interazione con i docenti, alcuni provenienti da istituzioni straniere, scelti, anche loro, per l’eccellenza nell’educazione medica

E poi, il giovane medico, formato come meglio non si può, va in Brasile e dice ai genitori di un povero bambino delle favelas, che purtroppo il piccolo ha bisogno di un check-up, di uno screening, e che sarà forse necessario rivolgersi alla Unit Stroke… e se loro non capiscono, bé, che studiassero un po’ l’inglese! Ovviamente esagero: un medico di tal fatta, non cura certo i poveracci. Specie i poveracci non anglofoni, che come sappiamo (cfr articolo) sono ancora più poveracci.

Ant.Mar.

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