LA DECISIONE del Senato Accademico del Politecnico di adottare, a
partire dal 2014, l'inglese come lingua esclusiva per le lauree
magistrali e i dottorati è stata presa senza alcuna consultazione del
corpo docente e a dispetto di una forte opposizione interna.
Una
simile decisione travalica le prerogative dell'organo di gestione per
due ragioni: in primo luogo è in contrasto con la Costituzione;e poi si
configura come una violazione delle regole di governo degli atenei,
che in fatto di insegnamento hanno prerogative di indirizzo e di
coordinamento: sui contenuti e sui modi dell'insegnamento sono tenuti a
favorire l'armonizzazione degli apporti dei docenti nel rispetto della
libertà di insegnamento. Tale armonizzazione non può che procedere da
un dialogo che metta al centro gli interessi degli studenti e della
società e non può avere alcun carattere prescrittivo.
Qualche
altra considerazione. Al Politecnico esistono già filoni d'insegnamento
in inglese. Basta questo per rispondere all'obiettivo
dell'internazionalizzazione dell'università. È sintomatico che la
lingua sia l'unico argomento affrontato dal Senato del Politecnico sul
terreno della formazione. L'organo di governo non si interroga e non si
documenta sulla qualità della didattica. Se lo facesse, riscontrerebbe
tra i propri laureati un deficit sul terreno della capacità
argomentativae della produzione di pensiero. Non è certo
l'inglesizzazione forzata la chiave per affrontare questo ordine di
questioni.



