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mercoledì 17 luglio 2013

Ecco perché l'inglese obbligatorio è un rischio.

LA DECISIONE del Senato Accademico del Politecnico di adottare, a partire dal 2014, l'inglese come lingua esclusiva per le lauree magistrali e i dottorati è stata presa senza alcuna consultazione del corpo docente e a dispetto di una forte opposizione interna.

Una simile decisione travalica le prerogative dell'organo di gestione per due ragioni: in primo luogo è in contrasto con la Costituzione;e poi si configura come una violazione delle regole di governo degli atenei, che in fatto di insegnamento hanno prerogative di indirizzo e di coordinamento: sui contenuti e sui modi dell'insegnamento sono tenuti a favorire l'armonizzazione degli apporti dei docenti nel rispetto della libertà di insegnamento. Tale armonizzazione non può che procedere da un dialogo che metta al centro gli interessi degli studenti e della società e non può avere alcun carattere prescrittivo.

Qualche altra considerazione. Al Politecnico esistono già filoni d'insegnamento in inglese. Basta questo per rispondere all'obiettivo dell'internazionalizzazione dell'università. È sintomatico che la lingua sia l'unico argomento affrontato dal Senato del Politecnico sul terreno della formazione. L'organo di governo non si interroga e non si documenta sulla qualità della didattica. Se lo facesse, riscontrerebbe tra i propri laureati un deficit sul terreno della capacità argomentativae della produzione di pensiero. Non è certo l'inglesizzazione forzata la chiave per affrontare questo ordine di questioni.

martedì 2 luglio 2013

CHI INSEGNA IN INGLESE VA PREMIATO (?)



Vignetta di Pat Carra

Sul sito del Sole24ore trovo un articolo intitolato "Chi insegna in inglese va premiato" che, ancora, critica gli argomenti del Tar e di molti docenti del Politecnico di Milano, sull’inglese come unica lingua di insegnamento delle lauree specialistiche. Ne ho parlato già in vari articoli: sia in occasione della proposta del rettore, sia in occasione della sentenzadel Tar. Ma le polemiche continuano, quindi continuo anche io. Prendo due stralci significativi dell’articolo in questione; per leggerlo tutto, clicca QUI.

PRIMA FRASE: "Visto con l'occhio di un economista, questa vicenda appare paradossale per l'assoluta non considerazione da parte dei giudici dei fattori di contesto in cui è stata presa la decisione oggetto di annullamento." 

Appunto, con l'occhio dell'economista. Io, se parlo di economia, corro il rischio altissimo di dire stupidaggini. Ma non ho la pretesa di dire la mia su questioni economiche... non lo so, non lo capisco, lo accetto. Tu, economista, non dire stupidaggini sulle questioni di lingua, per favore. 

martedì 28 maggio 2013

Niente inglese al Politecnico: "Evviva, abbiamo evitato un suicidio culturale"

Alleluia! Per una volta la magistratura ha preso una decisione giusta, anzi sacrosanta. Niente inglese come lingua esclusiva al Politecnico, lo zio Sam non sbarca più. E quindi nunc est bibendum. 

Spumante, mica Coca-Cola o english tea. Perché, scherzi a parte, impartire lezioni solo in albionico nelle università italiane sarebbe stata una follia, un suicidio culturale e civile che poteva piacere solo a Beppe Severgnini (contro si erano invece schierati da tempo Tullio Gregory, Luca Serianni, Cesare Segre e Claudio Magris: e già questo dice tutto). Pensate una cosa del genere in Francia, dove ci tengono all’identità e alla grandeur:  solo ad avanzare la proposta si sarebbe stati ghigliottinati seduta stante. Da noi invece, inguaribili esterofili dalla mentalità provinciale e servile tanto che siamo ansiosi e soddisfatti di sentirci colonia («un volgo disperso» e dimentico della virtù dei padri direbbe tuttora un Manzoni), un rettore e un ministro ci hanno provato sul serio...

venerdì 24 maggio 2013

POLITECNICO MILANO: "INGLESE LESIVO PER LA LIBERTÀ DI STUDENTI E DOCENTI"



Il progetto del Politecnico di Milano (cfr articolo) di estendere la lingua inglese a tutti i corsi delle lauree magistrali e dottorati dal 2014, è da abbandonare. Per fortuna. Per fortuna anche perché questo episodio era il "precedente", che ha spinto molte altre Università, tra cui la Ca' Foscari di Venezia e L'Università di Udine, e anche molti licei, a prendere provvedimenti per relegare l'italiano a lingua secondaria... a dialetto inutile e non in grado di scrivere di scienza. 

 Il Tar ha infatti accolto il ricorso presentato da 150 professori contro il provvedimento approvato a maggio dello scorso anno dal Senato accademico, che prevedeva l’inglese come prima e unica lingua di insegnamento – impartito a studenti italofoni da professori italofoni. C'è da dire che già adesso, prima cioè dell’attuazione di questa riforma, al Politecnico vi sono  17 le lauree magistrali, due triennali e 24 dottorati di ricerca dove l’italiano è del tutto escluso, mentre la nuova iniziativa doveva riguardare tutti i 34 corsi specialistici.

“Le scelte compiute dal Senato accademico — hanno scritto i magistrati Adriano Leo, Alberto Di Mario e Fabrizio Fornataro — con le delibere impugnate si rivelano sproporzionate, sia perché non favoriscono l’internazionalizzazione dell’ateneo ma ne indirizzano la didattica verso una particolare lingua e verso i valori culturali di cui quella lingua è portatrice, sia perché comprimono in modo non necessario le libertà, costituzionalmente riconosciute, di cui sono portatori tanto i docenti, quanto gli studenti”.