LA PROPOSTA: La notizia
è datata, e ormai nota: ne abbiamo parlato a suo tempo su questo giornaletto. Si
tratta dell’intenzione del Politecnico di Milano di usare unicamente la lingua
inglese per le Lauree Magistrali e i Corsi di Dottorato, con l'esclusione dell'italiano, a partire dal 2014 (cfr articolo).
Questa presa
di posizione del rettore, accecato da un’idea sbagliata di internazionalità, non
ha mai smesso, da allora, di essere oggetto
di dibattito sui mezzi di informazione e in numerosi convegni. Già a suo
tempo la prima reazione fu quella di un consistente gruppo di docenti dell'Ateneo che si è espresso contro tale decisione del Senato
Accademico, prima con un appello rimasto
inascoltato, poi con un'azione
legale di fronte al TAR, che mira a mantenere
l'uso dell'italiano nelle nostre università.
Esatto: l’idea di
escludere l’italiano dall’insegnamento in Italia, non suscita una risata come
tutta risposta: ma un dibattito serio e articolato. Le migliori menti del paese
si pongono questo problema, si chiedono se non sia una buona idea.
LA RISPOSTA: Per questo
il consistente gruppo di docenti di cui sopra, in collaborazione con l'Accademia della Crusca, l'Accademia dei Lincei, la Società Dante Alighieri, l'Associazione Italiana per la Terminologia,
l'Istituto Italiano di Studi Filosofici
e con l’adesione del Presidente della
Repubblica hanno promosso per oggi, mercoledì 20 febbraio 2013, a Milano, la Giornata internazionale della lingua madre,
cui sarà dedicato il Convegno “Lingua, cultura e identità”, presso
il Salone degli affreschi della Società
Umanitaria.
Sarà occasione per
riflettere sull’ “urgenza di identificare
l’idioma di un popolo come elemento fondamentale della sua cultura e della sua
identità. […]La giornata di studi prevede un ricco programma con interventi dei
rappresentanti delle predette Istituzioni, con importanti studiosi e intel1ettuali che hanno animato il dibattito
nei mesi successivi alla decisione del Politecnico e interventi di esperti stranieri che offriranno un panorama delle
esperienze estere più significative.”
Ma dico io, era proprio necessario che tutti questi
cervelloni si mettessero tutti
insieme per riflettere su quanto la lingua italiana sia importante in Italia? C’era
bisogno di prendere così sul serio
la stupidata del Politecnico di Milano? Insomma non bastava un coro di “ma che cazzo dici?”; bisognava proprio mettersi a sprecar
pensieri su cose ovvie? Ebbene si:
perché ormai, con le decisioni dell’agenda Monti, non si nascondono più: vogliono escludere l’italiano, e tutto
lascia pensare che lo faranno: segnaletica
in inglese, persino i documenti
ufficiali della Repubblica Italiana, saranno scritti in inglese. Se non è
colonialismo culturale questo…
DOV’È L’ERRORE: Abolire
l’italiano è uno sbaglio da diversi punti di vista. Innanzi tutto, significa imporre, ripeto: imporre una lingua straniera
a dei parlanti madrelingua italiani. Poi significa danneggiare l’insegnamento, inevitabilmente impoverito dal ricorso
a un lessico che non sarà MAI padroneggiato, “sentito”, come quello della
propria lingua madre; cosicché si
compromette pericolosamente la formazione della futura classe “dirigente”.
Inoltre si crea una barriera tra popolo e
istituzioni (come sembra stiano facendo scientemente: Min. del Welfare; Spending Review…); peggio, si nega alla stragrande maggioranza della popolazione l’accesso ai gradi più alti di istruzione
sulla base di un requisito linguistico. Si ritornerebbe ai tempi pre-unitari,
con una borghesia colta che parla
francese, e il popolo analfabeta,
che parla dialetto – ciò che diventerà l’italiano se verrà escluso dal
dibattito scientifico e umanistico internazionale.
D’altro canto, con
questa decisione non si danneggia solo
la lingua italiana, ma anche la
lingua inglese. Infatti, ogni lingua che si impone in un paese che non la
parla “naturalmente” (o storicamente, se preferite) – tutti i linguisti ve lo
diranno – subisce continue influenze
dalla lingua precedente, sottostante (substrato).
Sarebbe a dire che l’inglese, imposto dall’alto nel nostro paese, assorbirebbe modi di dire, pronuncia,
ecc… del tutto particolari, fino a
creare una sorta di nuova lingua, davvero un “itangliano”. Prendete le lingue
creole, l’Afrikaan, o il dialetto giamaicano (NB: tutti paesi colonizzati o
frutto di colonizzazione…)
IL VERO PROBLEMA: Lo dicono
anche gli stranieri: “English do not pose
any threat to the culture or mother tongue of the countries it infiltrates unless those countries choose to give it
away.” (Mishael Ahmad. guarda video).
L’inglese
non rappresenta una minaccia alla cultura e alla
lingua madre dei paesi in cui si infiltra, a
meno che non siano questi stessi paesi a decidere di escluderle.
È
proprio il nostro caso, quello che sta succedendo
gradualmente, da anni, a dosi sempre più massicce, in Italia; e che ha raggiunto il massimo del minaccioso proprio con le intenzioni dell'Agenda Monti. Ma noi non ne
sappiamo niente, non suscita alcun interesse: anzi! La maggior parte dei commenti che si trovano in rete sono favorevoli!
A noi piace l’idea di abolire l’italiano…
e a questo che devo dire?
Mi
limito a dire che è questo, il vero problema: per capire che
l’italiano è importante, per chi lo parla, non mi pare che ci vogliano tutte le
migliori forze dell’Accademia della Crusca; ma queste servono, invece, per rispondere numerosi alla quantità impressionante
di coloro che si dichiarano d’accordo con queste idee pazzesche. È il numero
dei sudditi il problema, non il concetto.
Italiano? Fine del
discorso.
O: fine del discorso
italiano? (e inizio dell'itangliano)
Il convegno si è chiuso,
forse profeticamente, con
l'intervento straordinario di Dario FO
che ha rappresentato il grammelot
inglese…
Ant.Mar.
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