Un dizionario del parlar chiaro, rubrica in rete diretta da Massimo Arcangeli, dell’Osservatorio della lingua Italiana Zanichelli
Vive nelle questure, nei ministeri con e
senza portafoglio, nelle segreterie delle scuole e in ogni ufficio
pubblico. Si annida tra le righe di verbali, circolari e atti
amministrativi di varia natura. È il “burocratese”, un linguaggio non
riconosciuto ufficialmente ma conosciutissimo – e temutissimo – da
chiunque abbia avuto a che fare con un documento redatto da funzionari
pubblici.
Il vocabolario della lingua italiana Zingarelli contiene più di 144mila voci e si aggiorna ogni anno.
Nonostante questo il burocratese insiste con l’uso di parole antiquate,
a volte inadeguate, che rendono un testo illeggibile. Ma un atto
pubblico non dovrebbe essere, per la sua funzione, chiaro e
comprensibile a tutti? Perché si scrive “elasso tale termine” invece di un più immediato “trascorso…”? Perché “introitare” invece di “incassare”? Non è più semplice “rifiutare” che un pesante “opporre un diniego”?
Contro i latinismi, i bizantinismi ridondanti e inutili della pubblica amministrazione, Dizionari Più – spazio di cultura linguistica delle Redazioni Lessicografiche Zanichelli (http://dizionari.zanichelli.it/) – propone l’ANTIBUROCRATESE, Dizionario del parlar chiaro: la nuova rubrica dell’Osservatorio di Lingua Italiana Zanichelli, diretto dal linguista Massimo Arcangeli.
Analizza esempi di italiano burocratico proponendone una riscrittura
chiara, comprensibile, elegante. Perché parlar chiaro è un dovere
morale.
Basta andare sul sito http://dizionari.zanichelli.it/antiburocratese/
Da “attenzionare” a “viciniore”
sono elencate, spiegate e commentate le voci del linguaggio burocratico
che Calvino definì “l’antitaliano”. Per ogni parola c’è il significato e
i sinonimi più adatti e comprensibili e, in più, esempi di testi e atti
pubblici dove compaiono le parole in burocratese.
Un dizionario online, dunque,
settimanalmente aggiornato anche grazie alle segnalazioni dei lettori:
attraverso un form a disposizione, ognuno può indicare al linguista
Arcangeli la parola del burocratese in cui è imbattuto. Istruzioni per
l’uso indirizzate a tutti: ai cittadini, “vittime” del burocratese e di
tutte le sue declinazioni (aziendalese, giuridichese, etc…); ai
funzionari pubblici, che attraverso il dizionario potranno magari
aggiornare il loro lessico pedante.
Non si vuole pretendere di bandire da un
atto pubblico centinaia e centinaia di voci soltanto perché situate
fuori del piccolo recinto dell’italiano basico ma, coma spiega Arcangeli
nella premessa all’iniziativa, si vuole invece “provvedere
all’eliminazione di arcaismi o snobismi come all’uopo o testé, de cuius o de facto, impossidenza o condizione ostativa.
Qui si deve parlar chiaro. E le istituzioni, in particolare, hanno il
dovere di rendere quanto più trasparente possibile il dettato dei
documenti da esse prodotti e destinati a noi cittadini, così da
rispettare il nostro diritto di comprenderli”.
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