Election day, o se proprio volete dirlo volgarmente "giorno delle elezioni", è l'argomento preferito in questo giorni da tutti i giornali, cartacei televisivi o in rete. Di che si tratta? sul sito di Repubblica si legge:
"Benché esista una
vecchia canzone dei Duran Duran con questo titolo (1985), è plausibile
che il termine sia stato coniato in analogia con "D-Day" (decision day,
il giorno della decisione), la data dello sbarco in Normandia (6 giugno
1944). Si tratta dell'accorpamento in un'unica data di procedimenti
elettorali diversi (politici generali e amministrativi locali), a fini
di praticità e di risparmio, già realizzato nel 2008."
Non si specifica, in questa spiegazione, che si tratta di una locuzione nata nei paesi anglosassoni, tanto ci sentiamo accorpati a questi. Tuttavia si specifica ampiamente che in Italia, l'usanza di accorpare diverse elezioni, adottata per chiari motivi razionali in molti paesi democratici, ha invece assunto un profondo significato politico dalle caratteristiche tutte italiane e incomprensibili al di fuori della penisola. (per approfondire clicca qui).
A questo punto possiamo porre la domanda che ci sta a cuore. Che bisogno c'era di usare un espressione inglese? Perché in inglese è più efficace, più "fico", che in italiano? Mi pare che almeno in questo caso si possa essere tutti d'accordo che l'espressione rimane praticamente inalterata nella traduzione.
Bisogna dire Election day perché l'idea viene dal mondo anglosassone? Non saprei, ma anche se fosse, la domanda rimane tale e quale. Per quale motivo usare una parola inglese per un concetto di cui si parla quotidianamente e che riguarda direttamente ogni singolo cittadino; ITALIANO?
Per di più da noi l'espressione Election day, come dicevo, ha preso dei connotati prettamente italiani, racchiude in sé uno scenario complicatissimo che tocca il rapporto stesso tra la politica regionale e quella nazionale, una battaglia politica a colpi di date e dati che solo in Italia poteva arrivare a trame tanto intrecciate.
Allora perché? Solo per pura sottomissione alle pressioni anglicizzanti, per puro "auto-colonialismo"? Pare di si: è lo stesso meccanismo mentale che fa pensare a una bella fetta di italiani che un tecnico non eletto e scelto, mandato, da altri paesi e da interessi privati sia meglio di ciò che abbiamo in casa (che in effetti non è granché). Il nostro atavico amore per il podestà straniero; che se proprio non vuole venire a conquistarci con le armi, ci conquistiamo da soli, con la sua cultura e lingua.
Insomma, non dico che usare un espressione italana rederebbe il tutto più comprensibile; ma forse meno "oscuro", meno subìto dai telespettatori-votanti. O magari non cambierebbe niente, a parte l'impostazione di partenza, che sarebbe sentita come "nostra"; e non è poco. Ma, ancora una volta, l'inglese sembra essere usato dalla classe dominante italiana come il latinorum di Don Abbondio; e ancora una volta il popolo italiano, tagliato fuori sin dalla base, dalla scelta del lessico, accetta supino le decisioni e le guerre che si combattono a palazzo.
Sembrerà strano ad alcuni; ma io con Election day mi spiego perché in Italia si è andati avanti sempre per "ventenni" di dominazioni culturali, prima e dopo il fascismo, prima a destra, poi a sinistra e così via. Oggi siamo tutti americani, tutti liberali, tutti bocconiani; lo stesso paese con le stesse persone che formavano il partito comunista più grande e potente dell'Europa occidentale.
Insomma l'importante è trovare qualcuno in cui credere; e per il momento sembra essere Mario Monti col suo inglese affettato e economico; e allora tutti a tutto Spread. Un "capo espiatorio", che ci liberi dal dover decidere per noi stessi. E chiunque riuscirà a conquistare il potere, chiunque sarà il capo, avrà dalla sua parte la maggior parte della popolazione; finché non sarà ora di cambiare "capo espiatorio".
Altro che Election day; un popolo come il nostro, sempre cattolicamente alla ricerca del capo, dovrebbe parlare di Election Dei.
Ant.Mar.
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