definizione "promozionare" secondo la Treccani |
Se visitate questa pagina perché attirati dalla strana parola, avrete delle spiegazioni. Se invece siete qui per "promozionare" i vostri prodotti, siete cascati nella mia trappola. Ammetto fin da subito che non sono assolutamente in grado di darvi consigli in merito; tuttavia un piccolo suggerimento mi sento di darvelo: non usate la parola "promozionare".
Non perché sia "brutta", o per ragioni di purismo, nè (soltanto) perché esiste già il più agile "promuovere": vi consiglio di non usarla per una questione di dignità personale.
Mi spiego: da dove viene "promozionare"? Il Vocabolario Treccani ci spiega che "promozionare" è:
v. tr. [der. di promozione, per calco dell’angloamer. (to) promote] (io promozióno, ecc.), non com. – Provvedere a lanciare sul mercato un prodotto con un’adeguata opera di propaganda.
Cercherò di essere più chiaro: questa nuova parola, che non è detto riesca a imporsi al posto di promuovere (anzi è improbabile), non è una formazione interna italiana, non è la nostra lingua che nel suo percorso evolutivo crea parole nuove destinate a morire o a continuare a discapito di altre parole arcaiche. Promozionare è un chiaro esempio di quela subordinazione volontaria degli italiani, così SCHIAVI da dimenticare la propria lingua (promuovere) in favore della lingua della civiltà dominante (angloamericana); così passivi da inventare "promozionare" a partire da (to) promote.
Allora vedete perché ne faccio una questione di dignità personale; e se per voi esagero, aspettate di leggere quanto ho da dire. Per me, è anche una questione di dignità nazionale, di orgoglio come popolo, come cultura, come lingua. E qui non mi riferisco più al singolo cittadino, ma ai cervelloni del vocabolario Treccani e a tutti coloro che "hanno studiato", la classe colta italiana.
Vi sono infatti, in tutte le lingue, delle parole definite dai linguisti "occasionalismi"; cioè delle parole "nuove" ma legate all'immediata attualità e destinate quindi a somparire presto. "Celodurismo" è probabilmente un occasionalismo.
Queste parole ovviamente, oltre ad essere abbastanza facilmente riconoscibili, come tutti i neologismi che vengono registrati devono restare fuori dai dizionari per qualche anno, bisogna testarne la capacità di acchitto. Molti, la stragrande maggioranza di questi neologismi morirà nel giro di 5-10 anni. Ne ho parlato in un altro articolo, a proposito dello Zingarelli: accogliere certi neologismi con troppa leggerezza, per ragioni di vendibilità, può rivelarsi persino dannoso: può giustificare alcuni usi, come "promozionare", offensivi, ma non tanto per la lingua, quanto proprio per l'italianità, l'identità nostra.
Prendiamo il mio caso: scopro per caso in giro per la rete la parola "promozionare": dove la trovo? su un blog di una babina dodicenne imbottita di pokemon? Nossignore, su quasi tutti i siti di comuni che "promozionano" il turismo e il territorio. Cioè su siti ufficiali, che rappresentano l'Italia e lo Stato; che rappresentano anche me, e la mia lingua.
clicca qui per un esempio reale di promozionare |
Stupito faccio una ricerca su Google, e il primo risultato che trovo è la definizione nientemeno della Treccani, vocabolario che (secondo me a torto) gode di grande autorità. "Se promozionare va bene per la Treccani", deve aver pensato qualche assessore al turismo, "va bene anche per me". La parola viene indirettamente giustificata e supportata dai lessicografi che la registrano ufficialmente (e non in un "dizionario dei neologismi" dove sarebbe il suo posto).
Per di più quei grandissimi linguisti della Treccani si sono ben guardati dal dire, nella definizione della parola, che vuol dire semplicemente "promuovere". In tal modo le danno idealmente uno statuto diverso, magari più specifico in ambito commerciale; quando invece c'è, da sempre, "promuovere".
Insomma, un minimo di orgoglio sarebbe auspicabile innanzi tutto da chi ha i mezzi culturali per averlo; ma la nostra classe dirigente (non solo i politici, ma tutti coloro che hanno una laurea) sembra ancora quella descritta da Orson Welles ne La Ricotta di Pasolini: "la più ignorante d'Europa".
Sapere l'inglese è cultura, sapere l'italiano è cultura: "promozionare" vuol dire non sapere nè l'una nè l'altra lingua: è ignoranza. E subordinazione, tanta subordinazione.
Ant.Mar.
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