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I PIGS, qui con Irlanda, senza Italia. |
Da qualche anno sui giornali si trova il termine PIGS, che tutti ormai
riconosciamo come acronimo di Portogallo-Italia-Grecia-Spagna: quei paesi che vivono attualmente una crisi economica che rischia di spazzarne
via le ricchezze, i servizi, persino molti diritti individuali e collettivi.
Ma simultaneamente l’acronimo PIGS viene riconosciuto da tutti (o quasi) anche come
“pigs”, "maiali" in inglese. Difatti, anche se sui giornali italiani si trova
spessissimo, l’acronimo ha assunto, fin da subito, proprio in virtù della
sua doppia lettura, un valore negativo, dispregiativo verso quei paesi cui si
riferisce.
Da Wikipedia:
“PIGS, PIIGS
(o GIPSI), PIIGGS e PIGGS sono acronimi utilizzati da
giornalisti economici, per lo più di lingua inglese, per riferirsi a diversi
paesi dell'Unione europea. Si tratta di acronimi
dispregiativi ma usati anche come termini tecnici, con cui si accomunano
paesi contraddistinti da situazioni finanziarie non virtuose.”
Facciamo una breve storia di
questa parola. L’acronimo PIGS, pare abbia cominciato
a circolare sui giornali in lingua inglese dagli anni novanta, indicando
fin da subito -stando a Wikipedia in italiano e in inglese, i francesi non sono d'accordo- i quattro paesi del mediterraneo che abbiamo detto. Tra parentesi
è interessante notare che il modello europeo attuale, cioè Franco-tedesco, non
regge proprio in quei paesi organizzati diversamente, per varie ragioni
culturali e storiche: i paesi mediterranei. Più tardi la I di Italia è stata affiancata a un’altra I, di Irlanda,
(PIIGS) o sostituita con questa. Più recentemente ancora è stata aggiunta una G
(PIGGS o PIIGGS), di Gran Bretagna.
Ufficialmente, però, la parola è
in un certo senso “morta” nel 2008, cioè quando
i portoghesi e gli spagnoli si sono indignati. Si sono indignati perché,
come riporta ancora Wikipedia:
“PIGS è un termine dispregiativo e razzista; a
causa di questa connotazione, il quotidiano Financial Time e la banca Barclays Capital
hanno deciso di bandire l'uso del termine.”
Quindi, anche se per questioni
extralinguistiche, ecco un'altra parola
che gli inglesi non usano, ma gli italiani sì. La cosa interessante è notare
che la Spagna e il Portogallo non ci sono stati, a farsi chiamare “maiali”; mentre
gli italiani, forse per un certo (giustificato) senso di colpa, ma anche per
abituale servilismo di fronte al mondo anglosassone, sono stati al gioco. Pure questioni anglosassoni, il famigerato "politicamente corretto" da noi, per fortuna, non ha mai attecchito. Ma è solo questione di "correttezza"? È interessante,
dico, chiedersi perché la polemica da
noi non è arrivata, o è arrivata in maniera molto ovattata, e con toni
comunque sottomessi. Cito un articolo antico del Sole24ore, che prende spunto,
per far notizia, da uno scritto in cui un economista inglese sostituisce la I di
Italia con quella di Irlanda invece di metterne due, come fanno altri. Ovviamente la scelta è dettata dai temi toccati dal giornalista inglese, che non
parlava dell’Italia. Ma per noi, tanto
basta per titolare fieri: “L’Italia esce dal club dei Pigs”. Il giornalista
del Sole24ore conclude:
“Bontà loro... È
ingenuo pensare che sia possibile anche solo inquadrare i problemi economici
con un gioco di parole, per qualcuno forse divertente, per altri puerile. È pure ingeneroso: la Gran Bretagna è
stato l'ultimo grande europeo a uscire dalla recessione, non ha conti pubblici
in ordine e ha visto il suo modello di sviluppo andare in frantumi. Gli Usa
hanno causato la crisi e hanno un deficit mostruoso. Un po' di modestia non guasterebbe.”
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vignetta sui PIGS, con Italia e Irlanda |
Il tono è decisamente più pacato,
di chi accetta con deboli obiezioni; rispetto a spagnoli e portoghesi che
direttamente accusano gli anglosassoni di razzismo, anche con affermazioni
chiare di uomini politici di primo piano (cfr Wikipedia). Noi
italiani abbiamo invece, fin da subito, adottato la parola, come abbiamo
fatto con molte altre dall’inglese; e continuiamo a usarla, siamo rimasti soli,
ma continuiamo. È una parola
dispregiativa contro noi stessi, ma continuiamo a usarla, alla faccia delle
polemiche. Questo è un buon indizio, mi pare, della nostra volontaria e devota sottomissione alla cultura dominante, quella
anglosassone.
Dall’altra parte, però, bisogna
osservare che anche gli anglosassoni ci mettono del loro, dimostrando ancora
una volta il loro disprezzo per la cultura latina. È vero che sono proprio i paesi del mediterraneo a soffrire di questa
crisi, ma proprio per questo è lecito chiedersi se non sia un errore di
sistema, visto e considerato che i PIGS hanno marcati tratti culturali in
comune; domandarsi se non ci sia troppa “germania” nel modello di mercato europeo, che per
questo non ha retto nei paesi latini. Inoltre, mi si dica pure che esagero, sono i paesi del mediterraneo a vedere la loro sovranità minacciata in nome di un’unione (quella europea);
e questi stessi paesi stanno subendo, da
anni ormai, e da più lati, una vera campagna denigratoria. Ci dicono di "fare i compiti", minacciano di mandare ispettori esterni in Grecia... È forse un po’
forzato rapportare il sud dell’Europa al sud dell’Italia e a come venne
defraudato di tutto, in nome dell’unità (d'Italia)?
È forzato vedere nel termine PIGS un equivalente internazionale del
termine “terroni”? Forse no, se andiamo a vedere in che modo è stata
sostituita, dagli anglosassoni, la parola che spagnoli e portoghesi tanto veementemente hanno criticato: “GIPSI”. L’acronimo è lo
stesso; non c’è più la questione della I, se sia Italia o Irlanda: sono tutte e due. Eppure ricorda in modo inequivocabile “gipsy”;
zingaro, in inglese. A prima vista si potrebbe obiettare che, proprio per
la doppia I, ormai l’Irlanda è inclusa inequivocabilmente nel gruppo dei
maiali. E l’Irlanda certo non è un paese mediterraneo… No; ma è uno dei paesi
europei che con più forza ha osato opporsi a certe basi costitutive di QUESTA
Europa. È l’unico paese, l’Irlanda, a
parte quelli del sud, con una forte presenza cattolica; ossia in cui la religione ha ancora ("purtroppo" è un altro discorso) un peso nelle scelte degli stati, delle masse, dei singoli. Il che vuol dire
una società e una mentalità formate in un certo modo, diverso dal modello
anglo-protestante che domina l’Europa attuale. non più "terroni" (PIGS) ma poveracci, diversi e disprezzabili GIPSI. Anche l‘Irlanda;
anche lei fa parte degli inassimilabili e, per questo,
fastidiosi zingari.
A questo punto, dato che anche il
secondo acronimo sa di insulto (insulto ancor più grave e più razzista, che implica anche gli zingari) ci si potrebbe forse
arrendere alla potenza del linguaggio, che crea parole e sensi dove a priori non
ce ne sono. Autoaccusarci de dietrologia e perbenismo. Oppure si potrebbe dar ragione agli spagnoli, che ritengono il
termine razzista, e smettere di usarlo; e non tanto perché anche Gran Bretagna
e America hanno problemi di bilancio; ma perché dobbiamo prendere consapevolezza che è il modello che ci hanno -e che
ci siamo- imposti, non si applica ai nostri paesi, quelli latini. Con questa
coscienza si potrebbe, se noi volessimo, e se volesse anche la controparte, partecipare attivamente, da pari, al dibattito a Bruxelles,
e spingere l’Europa del sud verso il suo carattere reale: mediterraneo, con i pro e i contro di questa civilizzazione. Con i pro (che sono tanti) e i contro del contatto con paesi diversi da noi.
Unità e omologazione non sono la stessa cosa. Uguaglianza dell’individuo
(o della nazione) di fronte agli altri, non implica necessariamente uguaglianza
di tutti di fronte a un modello unico (quello, ovviamente, del più forte), non
implica l’omologazione.
Ant.Mar.
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