“SONO RISULTATI ALLARMANTI”, afferma Hans Uszkoreit,
coordinatore di Meta-Net. “La maggior parte delle lingue europee non dispone di
risorse sufficienti e alcune sono quasi completamente ignorate. Molte di esse non hanno futuro”.
Si riferisce ai
risultati della ricerca svolta dall’Istituto di linguistica computazionale del Consiglio
nazionale delle ricerche di Pisa (Ilc-Cnr) e dalla Fondazione Bruno Kessler
(Bernardo Magnini e Manuela Speranza), rappresentanti italiani dello studio più ampio coordinato
da Meta-Net, documentato in 30 volumi disponibili in cartaceo presso Springer e
in linea sul sito Meta-net (clicca sull'immagine) e a cui hanno lavorato più
di 200 esperti che hanno analizzato 21 lingue europee.
RISULTA infatti dal
rapporto intitolato La lingua italiana nell’era digitale che l’italiano, insieme
ad altre lingue europee, nonostante la ancora forte presenza in rete, rischia seriamente di scomparire, a favore soprattutto
dell’inglese. Ne sia prova quel "digitale" nel titolo della stessa ricerca...
“La percentuale di
pagine web in italiano a livello mondiale è raddoppiata passando dall’1,5% nel
1998 al 3,05% nel 2005”, spiega Nicoletta Calzolari dell’Ilc-Cnr.
“È stato stimato che nel 2004 in tutto il mondo ci fossero 30,4 milioni di
parlanti italiani online. Al di fuori dei confini dell’Unione Europea, parlano
italiano 520.000 americani, 200.000 svizzeri e 100.000 australiani. Il numero di navigatori italiani negli
ultimi cinque anni è però rimasto stabile, contrariamente il numero di quelli
dei paesi in via di sviluppo aumenta notevolmente, cosicché la proporzione
di coloro che parlano la nostra lingua
subirà una forte diminuzione e potremmo andare incontro a un rischio di
sotto-rappresentazione, specialmente in confronto all’inglese”.
E si tenga conto che l’italiano
è ancora una lingua prestigiosa, di un paese che ancora conta qualcosa, ameno
per l’immagine "prestigiosa" (cultura, arte, architettura, storia, paesaggi... ma anche il tartufo il parmigiano il vino ecc), nel mondo. La situazione di lingue come il lituano, o il basco, è al di là del
rischio; queste lingue praticamente non sono rappresentate nella rete, "si collocano tra le lingue ad alto rischio. All'estremo opposto si trova l'inglese,
seguito da olandese, francese, tedesco, italiano e spagnolo, con
'supporto modesto'. Nessuna lingua, però, ottiene 'supporto eccellente''
Ottimista: mi viene da pensare come prima
cosa che, in fondo, internet non è che
lo specchio, con meno pudore forse e meno responsabilità, del mondo. E allora l’Italia essendo un
paese piccolo, l’italiano essendo una lingua poco importante per la
comunicazione internazionale, insomma, mi
viene da pensare che semplicemente l’italiano è poco rappresentato come lo è
nella realtà, in cui pochi lo parlano. Insomma, le persone che parlano l'inglese come prima lingua sono molte di più degli italiani.
Pessimista: se tutti i siti italiani, come sta succedendo piano piano, cominciassero ad abbandonare l'italiano? Già vediamo che moltissimi termini tecnici legati all'informatica - e non solo - sono presi di peso dall'inglese... così si impoverisce la lingua, non usandola. Questo sta già avvenendo.
“Il dato è
preoccupante”, dice Claudia Soria dell’Ilc-Cnr, “perché dal momento che le tecnologie linguistiche usate in
Internet si basano su approcci statistici, se i dati messi a disposizione in
una lingua sono pochi, si innesta un circolo vizioso: pochi dati,
tecnologie di bassa qualità, ulteriore limitazione dell’uso di quella lingua”.
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tutte le lingue europee |
Allora il problema non è tanto nella
presenza effettiva; anche se molti italiani non hanno ancora accesso ad
internet, e che l’accesso alla rete in Italia è costoso e noioso. Secondo i
dati raccolti dai ricercatori, la penetrazione del web in Italia si attesta al
51,7%, con 30 milioni di internauti
(circa il 6,3% di quelli dell’Ue) su 58
milioni di cittadini: la loro crescita è stata del 127,5% tra il 2000 e il
2010.
DAL VIRTUALE AL REALE - Il problema sta invece nel modo di funzionare
dei motori di ricerca. Non sto qui a dilungarmi sul tanto
celebrato algoritmo dei creatori di Google, che gli ha permesso di diventare
ciò che sono. Consiglio di andarsi a leggere un ottimo libro di Alessandro Baricco, “I Barbari”, in cui tra i vari
argomenti della modernità più attuale riflette in maniera elementare anche sulla base del pensiero
che sta in questo algoritmo. Per dirla brevemente; Google consiglia per prime le pagine
che hanno più visitatori. Per cui, mettiamo, se io cerco su internet un
testo raro, troverò prima una versione cliccata da milioni di persone, ma niente mi garantisce che quel testo sia la
versione migliore, che potrebbe trovarsi in un sito lituano, poco
conosciutala lingua, poco conosciuto a dovere il documento, perché si tratta di
una cosa da “specialisti”, ma disponibile da qualche parte, quasi introvabile.
Insomma: se ci sono pochi siti, funzionando i motori di ricerca con criteri
statistici (cioè di quantità, e non di qualità), i pochi siti italiani rischiano di finire in fondo alla
centoquarantaquattresima pagina di Google.
Se chi parla italiano,
tra i madrelingua e gli stranieri (bilingui, figli di emigrati, studenti,
appassionati), in totale non arriva neanche alla metà della metà di chi parla
inglese, i siti italiani avranno
ovviamente meno visite. Ciò non toglie che quel sito sia meno rappresentativo,
e il “blog di Beppe Grillo” ne è la prova.
Ma la concezione
quantitativa che sta alla base di internet, se può portare alla sparizione di
molte lingue sulla rete, può per questo provocare,
a lungo termine, la sparizione di queste lingue nella realtà; gli stranieri
si troverebbero facilitati a conoscere altre lingue rispetto alla nostra, gli italiani potrebbero vedersi costretti,
e in buona parte già lo sono, ad abbandonare l’italiano. Proprio perché internet
è lo specchio del mondo reale. “la
presenza ‘digitale’ di una lingua in applicazioni e servizi basati su Internet
è ormai un elemento cruciale per mantenere la vitalità culturale di quella
lingua.” Si legge ancora nel rapporto.
SPERANZA... E allora pubblicizziamo
la ricerca, che ci incoraggia alla reazione dandoci dei mezzi concreti: “Per i
prossimi decenni la comunità italiana
deve fare uno sforzo sostanziale per creare risorse e strumenti linguistici per
l’italiano in grado di trainare la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo in
generale. In questo volume verrà presentata una introduzione alle
tecnologie linguistiche e alle relative principali aree di applicazione,
corredata da una valutazione dello stato attuale delle tecnologie linguistiche
disponibili per l’italiano.”
Nella speranza che il
loro appello, che faccio mio, non cada inascoltato, a nel timore (certezza?)
che sarà dimenticato tra poche settimane, e che forse il processo è già troppo oltre; l’inglese sta ormai entrando
massicciamente nell’italiano, e lo sforzo dovrebbe essere nel reale, oltre che
nel virtuale.
La
prova? Il sito Meta-net è quasi completamente in inglese;
e l’articolo che citiamo, scritto per denunciare la debolezza della lingua
italiana, conclude:
“Informazioni
aggiornate, come per esempio la versione attuale del vision paper di META-NET […]
sono disponibili sul sito web di META-NET.”
CI TENGO a precisare
che “vision paper” è un falso tecnicismo
facilmente dicibile in italiano; e che “web”
è proprio una parola in più, inutile – la parola “sito”, in italiano moderno, bastando
per esprimere il concetto che l’inglese (lingua diversa dall’italiano) esprime
con due: web-site. Non è una questione di “purezza” della lingua, ma di
semplice “economia” del discorso, in questo come nella maggior parte dei casi
in cui un italiano usa parole inglesi (pronunciate in modo che un inglese non
capirebbe) nei suoi discorsi orali e scritti.
Dovremmo
prima essere più italiani noi, cercare e creare siti di valore in italiano (molti
italiani residenti in Italia lo fanno in inglese) essere cioè meno succubi di
chi è potente in questo periodo storico, esser fieri proteggere e valorizzare
la nostra lingua cultura paesaggio cucina… cosa che non pare possibile, e che
secondo alcuni ci renderebbe non italiani; il che, oltre ad essere idiota crea
un paradosso per cui l’unica soluzione possibile sarebbe perdere la propria
identità come i paesi africani e americani colonizzati nei secoli scorsi.
Allora la domanda è, se l'italiano dovesse sparire dalla rete, dopo quanto tempo sarebbe a rischio di estinzione reale? Può sembrare una esagerazione, visto che le lingue durano secoli anche senza internet; oppure non lo è proprio per l'importanza che ha ormai internet, il saperlo usare, che implicherebbe sapere l'inglese, che implicherebbe, alla lunga, di non saper esprimere certi concetti che in inglese; cosa che già accade per alcune parole che, in realtà, un corrispettivo italiano ce l'avevano (o ce l'avrebbero). E quindi l'italiano, alla lunga, diventerebbe una lingua povera o meglio quotidiana, un "dialetto", che, alla lunga, parleranno solo i vecchi.
Ma forse la lingua italiana ha detto tutto ciò che doveva dire... e buonanotte.
Ant.Mar.