domenica 15 dicembre 2013

LETTA AL TEMPO DEGLI OUT OUT.

Su Rai.tv troviamo un servizio intitolato "Letta: è finito il tempo degli OUT OUT". Si, scritto così, all'inglese. Un errore che non stupisce più di tanto, purtroppo, dato che il livello culturale bassino dei giornalisti italiani è ormai diventato un luogo comune. 

D'altronde, i giornalisti fanno parte, teoricamente, della classe colta di un paese: possiamo quindi solo immaginare il livello della classe non colta... e il discorso diventa più allarmante, ma non meno noto. Che gli italiani siano ignnoranti, lo si sa, e Tullio de Mauro è il primo a denunciarlo quasi quotidianamente. 

Però, voglio affrontare il discorso da un altro punto di vista. Non è tanto sull'ignoranza di quelli che non ci si aspetta che siano ignoranti, che voglio porre una domanda: vorrei tentare di andare più a monte. 

La domanda quindi è: perché al latino AUT AUT, si è sostituito l'inglese OUT OUT? ovvero: perché proprio questo tipo di errore? Come interpretarlo? io ho una mia teoria...


L'americanizzazione linguistica è arrivata a un tale livello che nella mente degli italiani l'inglese viene prima del latino. e vabbè,è vero che da un punto di vista pragmatico, è più utile. 

Ma tanto si è imposta la lingua del potente, che addirittura non importa che detto in inglese "out out" non voglia dire niente: "fuori fuori". non vuol dire proprio nulla. AUT AUT, invece, vuol dire "o... o...": cioè pone di fronte a una scelta "O questo, O quello", ma non tutti e due. Come dice il giornalista, non proprio esattamente ma ci può stare, "il tempo degli AUT AUT" cioè "delle minacce". 

Questo apre la via a una riflessione. Se un'espressione, ritenuta inglese, è adottata anche se visibilmente non ha senso, vuol dire che anche le espressioni che abbiamo adottato e che sono davvero inglesi, di fatto per noi non vogliono dire niente. 

Lo abbiamo denunciato più volte: le parole della nostra lingua madre le possiamo riconoscere istintivamente, possiamo ricostruirne tutte le sfumature di significato. Tanto è vero che, nel caso ci trovassimo di fronte a una parola sconosciuta, ma che rispetti le regole della nostra lingua, siamo in grado di decifrarla, di indovinare a grandi linee cosa voglia dire. Come minimo, se ha il suffisso -ino, possiamo indovinare che si tratti di un diminutivo, per esempio.

Ma cosa dire, che so io, di "crowd-funding"? non ha alcun senso, è indecifrabile per un madrelingua italiano. E questo è il punto: anche se il madrelingua italiano sa cosa significa, quella parola per lui rimane comunque una semplice etichetta. Una parola per un concetto, chiuso, senza alcuna sfumatura, senza alcuna possibile stratificazione storica. 

Questo cosa implica? Implica un impoverimento del pensiero, reso incapace di cogliere tutte le sfumature, l'immagine che una parola trasmette e applica a un concetto. Per capirci: "comodino", per un inglese è quel mobiletto che sta accanto al letto dove si appoggiano gli occhiali e il libro prima di andare a dormire, proprio accanto alla sveglia. Ma un italiano "sente", anche inconsciamente, anche erroneamente dal punto di vista etimologico, ma lo sente, che c'è "comodo" in quella parola, il concetto di "comodità". Questo è un esempio banale, ma mi pare chiaro. Ci sono più livelli, in ogni parola, e sono riconoscibili solo da un madrelingua, per quanto sia ignorante. Mentre, viceversa, uno straniero, per quanto ferrato nella lingua straniera, non sarà mai in grado di cogliere tutte queste sfumature in parole con cui non è cresciuto e che hanno formato il suo modo di guardare il mondo. 

Perché la realtà descritta da ogni lingua non è una secca e infeconda accozzaglia di oggetti da etichettare, ma un insieme di idee anche molto complesse, e calate nel tempo, cioè in continua evoluzione, che cambia col cambiare della società.

Ecco, qual è il vero problema di scrivere OUT OUT invece di AUT AUT. Denuncia chiaramente, da un lato, quanto siamo disposti a usare l'inglese, anche quando non ce ne sarebbe bisogno, anche quando non c'entra niente. E dall'altro lato, ci fa vedere in modo lampante quanto la valanga di prestiti inglesi impoverisca la nostra percezione del mondo. 

Ant.Mar.


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