COME LA TRECCANI TRADUCE "SPENDING REVIEW"
Sono costretto a tornare per la terza volta in una settimana sulla nostra amatissima formula magica: "spending review". Cosa c'è ancora? Sono capitato sul sito dell’enciclopedia Treccani, in cui si esprime un giudizio a mio avviso opinabilissimo, e, per di più, facilmente opinabile. Quindi lo faccio, esprimo il mio disaccordo con la Treccani, e di riflesso con (quasi) tutta la classe colta di questo paese.
Facile è infatti dimostrare come sia proprio la
classe colta, o che si crede tale, a essere la più convinta importatrice di
anglismi inutili; e per di più usano la loro falsa erudizione per convincere il
povero italiano medio che è meglio così, è più esatto. Eh si, per la Treccani è
più esatto dire Spending Review. E
perché? semplice:
"La locuzione inglese, anche nella
versione originaria più estesa (comprehensive spending reviews ‘revisioni generali di spesa (dei
singoli ministeri)’, contiene un qualche cosa di più, semanticamente,
dell’italiano resoconto della
spesa pubblica. Resoconto, a
differenza di review, non esprime
compiutamente, per esempio, l’idea congiunta del passare in rassegna e del
rivedere le spese e revisionarne i
criteri."
(leggi tutto l'articolo di Silverio Novelli)
Ho letto
bene? Pulisco gli occhiali e rileggo. Ma purtroppo, sì, ho letto bene.
Per eccesso di precisione controllo sul dizionario bilingue: "review: revisione". Questa è la traduzione di tutti i dizionari che ho consultato, cartacei e digitali, tutti; tranne, guarda caso, quello Treccani citato nell'articolo Treccani. Il nostro caro erudito enciclopedico non solo tenta di confonderci con le parole, ma forse si confonde anche da solo. Riassumiamo la frase, per rendere evidente come ci prendono in giro:
Per eccesso di precisione controllo sul dizionario bilingue: "review: revisione". Questa è la traduzione di tutti i dizionari che ho consultato, cartacei e digitali, tutti; tranne, guarda caso, quello Treccani citato nell'articolo Treccani. Il nostro caro erudito enciclopedico non solo tenta di confonderci con le parole, ma forse si confonde anche da solo. Riassumiamo la frase, per rendere evidente come ci prendono in giro:
“Spending review", che vuol dire “revisione delle spese”, è meglio dell'italiano “resoconto delle spese” poiché non darebbe l’idea di “revisione delle
spese”, ovvero di spending review.”
Ma è
CHIARAMENTE una fallacia aristotelica! Viene da ridere, ed è una risata dolce,
poiché ancora una volta ci hanno dimostrato involontariamente la loro malafede
(cosciente o no), e amara, perché mi sembra di essere il solo a vedere queste cose e a vedere
quanto siano gravi.
Gravi, perché
non solo “revisione della spesa (pubblica)” non ha nulla a invidiare a “spending
review”, ma perché è di gran lunga più comprensibile e magari più accettabile
dal popolo, che ne è il maggiore interessato. Tanto più che lo stesso autore dell’articolo
ammette che questo ennesimo termine non adattato “non aiuta a sollevare il repertorio del linguaggio economico-finanziario
presente in certe pagine dei giornali da
un assai basso indice di leggibilità".
Esatto: come non ci stancheremo mai di dire, è la
comprensibilità dell’informazione, e non solo la sua diffusione (che anzi può
essere dannosa, se l'informazione è falsa, o di difficile interpretazione) a fare la democrazia. Spending Review è l’ennesima minaccia
alla nostra partecipazione, sia pure
meramente intellettuale, alla cosa pubblica.
Libertà è partecipazione.
Ant.Mar.
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