domenica 30 ottobre 2011

I CRETINI INTELLIGENTI

Sul Venerdì distribuito da laRepubblica, del 28 ottobre 2011, trovo un articolo di Piero Melati a proposito del libretto "The Basics Laws of Human Stupidity", divertito saggio dell'economista Mario M. Cipolla, morto nel duemila, italiano di ottima intelligenza e quindi americano d'adozione. Significativo in questo senso che persino uno scritto che doveva restare ad uso privato per divertire con intelligenza pochi amici intimi, sia stato scritto in inglese. Mi era già capitato fra le mani questo saggio, tradotto, e leggendolo l'avevo trovato intelligente e simpatico, niente di più. Era chiaro l'intento tra il serio e il faceto dell'autore; lo definirei un "libretto da leggere in bagno", senza ironia, anzi nel senso più nobile.

Per farla breve, Cipolla individua i personaggi più pericolosi per l'umanità: gli "stupidi intelligenti". Espressione che io correggerei, se ho capito bene le pagine di Cipolla, in "stupidi acculturati" pur annullando l'ossimoro dell'autore. Coloro che hanno la cultura ma non l'intelligenza necessaria a saperla usare correttamente. L'antisemitismo non è invenzione hitleriana; Hitler lesse libri e trattati antisemiti (ebbe la cultura); ma non ebbe l'intelligenza di capirne la stupidità. Ad ogni modo, pur consigliando a chiunque di perdere 20 minuti (non di più) a leggere questo saggio di Cipolla, è l'articolo di Melati che mi interessa, prendo spunto da una frase.

Cito: "E il cretino intelligente ovviamente conosce l'inglese, pronunzia giunior il latino junior, dice network, family, cool, friendly, e il secchione sfigato è nerd ...".
Mi ha fatto riflettere; perchè da un po' di tempo mi ero accorto di un'influenza dell'inglese non solo, e non semplicemente, in parole nuove e necessarie che non vengono adattate, come tutto il lessico informatico o economico; ma un'incursione diretta nei discorsi quotidiani. L'uso del "cretino intelligente" di Melati è l'uso che si fa dell'inglese nei salotti di cultura. I dottorandi di storia delluniversità di Bologna organizzano ogni estate un incontro chiamato "Summer school". Nessuno più fa il tirocinio, ma lo stage (tralaltro pronunciato alla inglese, ma essendo un prestito dal francese che l'inglese ha adottato e adattato alla propria pronunzia). Gli aiuti statali o da parte dei genitori si chiamano welfare; avete mai provato al bar o per strada a chiedere cos'è il welfare? provateci, e potrete misurare la distanza tra popolo e istituzioni in questo paese. È una questione anche di libertà d'informazione e d'opinione l'uso di parole che siano riconoscibili per tutti.

L'uso inutile dell'inglese da parte della classe dominante (tra cui, sopratutto, giornalisti e politici) è davvero da stupidi; anche perchè spesso non solo è inutile ma pretende anche una qualche specificità maggiore del suo corrispettivo italiano. se volete farvi guardare con sufficienza e deridere provate a dire chiocciola invece di at a un libero professionista. provate a dire barra obliqua invece di slash; come minimo vi prendono per un pescatore siciliano del secolo scorso. forse è per questo che esiste anche un uso inutile dell'inglese di coloro che acculturati non lo sono tanto. E la cosa è tanto più grave in quanto non lo si fa in questi casi per apparire cosmopoliti o "uomini di mondo"; ma per apparire proprio "ignoranti", "coatti", come si dice a roma.

Ero in una trattoria romana con mio padre; al pagamento del conto il cameriere (circa 20 anni) saluta il vecchio dicendo "tènchiu doctorr"; con una pronuncia nemmeno italiana, proprio romanaccia. In macchina con un amico e la sua ragazza, fine della serata, accompagniamo prima lei. Una volta fermi sotto casa lei ci dice "allora guys, ci sentiamo tomorrow". Perché? Certo, è sempre fatto in tono scherzoso, come fosse un gioco di parole. Ma non lo è, e non fa sorridere. L'inglese gode dello statuto di lingua internazionale, e cioè la più prestigiosa. Ma "fa fico" o fa schifo, dire "ci vediamo tomorrow"?

Non si tratta di vietare l'uso dell'inglese, e di lasciare gli italiani chiusi in un provincialismo ottuso, anzi, si tratta proprio di conoscere davvero l'inglese; e di conoscere davvero l'italiano. Si creano questi aborti linguistici perché l'italiano medio non sa bene l'italiano e peggio ancora l'inglese; e non perché, come ad esempio in Danimarca, sappiamo benissimo l'inglese al punto da essere bilingui. Pochi giorni fa vedo un autobus, parcheggiato al lato del capolinea di Piazzale Clodio, a Roma, con su scritto "fuori service". Che cos'è? che cosa vuol dire? Secondo me vuol dire non conoscere l'italiano e ancor meno l'inglese. È un tentato ibrido, come "ci vediamo tomorrow", solo che fuori servizio in inglese si dice "out of order". C'è la possibilità che sia un ibrido col francese "hors service"; ma ho i miei forti dubbi: il francese non viene usato in tal modo, mentre l'inglese si, e in continuazione.

A cosa è dovuto quest'uso totalmente inutile e, almeno per me, un po' fastidioso, dell'inglese nei discorsi quotidiani? Le ragioni di un uso, nelle "accademie", che si vuole "specialistico" pur non essendo necessario, sono diverse dalle ragioni di un uso "ignorante" e ostentato di un ragazzino al parco?

Ant.Mar.

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